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L’introduzione del veterinario aziendale e le problematiche che ne deriveranno

Una legge preoccupante - L’introduzione del veterinario aziendale e le problematiche che ne deriveranno

La maggioranza delle persone presta attenzione solo a quanto viene veicolato dal giornalismo radiotelevisivo, stampato e dei social, così decisioni importanti per la vita di tutti non arrivano neppure nell’ultima pagina di cronaca. Questo sta avvenendo per la determinazione di istituire la figura del veterinario aziendale, tra il silenzio generale e con solo poche voci a levarsi a contrasto.

Il veterinario aziendale, come dice la parola, sarà assunto dall’allevatore e svolgerà una serie di attività, ad esempio effettuare le registrazioni anagrafiche degli animali ma soprattutto avrà rilevanza nel controllo della somministrazione dei farmaci e del benessere animale.

Il controllo degli antibiotici è drammaticamente importante poiché il loro uso zootecnico è una delle ragioni di un’elevatissima antibiotico resistenza tra le persone che provoca prolungamenti di malattie e soprattutto morti (più di diecimila all’anno in Italia), mentre in Europa siamo al primo posto dei casi, con la Romania e il Portogallo, in una poco invidiabile supremazia.

Il veterinario aziendale quindi dovrebbe controllare se stesso nella somministrazione degli antibiotici e non sembra una buona prospettiva; teoricamente già adesso il medico veterinario è il responsabile delle terapie e invece, come dimostrano i dati, l’uso degli antibiotici è eccessivo e pericoloso. Se si ipotizza che gli allevatori utilizzino gli antibiotici secondo il loro parere senza il controllo veterinario, si pensa forse che sia sufficiente l’istituzione di una nuova figura per scongiurare il pericolo? Il veterinario aziendale sarà stretto in una morsa, come potrà opporsi alle pretese di chi lo paga?

Il dubbio è clamoroso perché un obiettivo del veterinario aziendale è la riduzione dell’impegno dei medici veterinari pubblici che diventeranno i controllori delle documentazioni prodotte dagli aziendali con ridotti interventi diretti di verifica sul campo. Cioè il sistema produrrà un allentamento del controllo ufficiale.

Lo scopo, come si evince , è il risparmio di risorse pubbliche: di fronte all’elevato numero di animali allevati, invece di puntare su di un sistema pubblico di garanzia, si trasferiscono i costi sui privati, ignorando le conseguenze negative.

A margine il sistema favorirà la trasformazione della zootecnia con diffusione di allevamenti sempre più grandi a scapito di quelli medio-piccoli; il costo del veterinario aziendale sarà ammortizzabile dalla grande impresa ma non sarà così per quella piccola che vedrà crescere ulteriormente i costi: molti in più chiuderanno, quando in Italia in dieci anni il 30 % delle stalle ha cessato l’attività, una su tre circa; mentre si sostiene, a parole, l’importanza delle piccole e medie aziende, con le decisioni pratiche si opera per la loro crisi.

Con sicuro apprezzamento delle multinazionali del settore agrozootecnico.

E non si deve dimenticare il punto del benessere animale. Vale lo stesso principio del controllo dei farmaci: il veterinario aziendale cosa potrà fare se dovesse opporsi a una gestione negativa per gli animali? Già adesso i Medici veterinari, in una qualsiasi azienda, avrebbero il dovere di garantire il rispetto delle leggi relative al benessere, operando per spingere gli allevatori a rispettarle, nel loro lavoro ibero professionale, oppure provvedendo con richieste ufficiali e sanzioni, in veste di pubblici ufficiali. Inutile ricordare che ciò non sempre avviene e in molti casi si constata che condizioni di allevamento intollerabili non hanno avuto riscontri né dai liberi professionisti né dai veterinari pubblici.

A conferma del problema si deve valutare l’introduzione del Classyfarm: una serie di linee guida che si concretizzano in più schede di analisi (check) per ogni specie animale, sistema che viene pubblicizzato, soprattutto dalle grandi imprese zootecniche, come un mezzo per tutelare il benessere degli animali. Un’analisi dettagliata dimostra l’inganno e conferma che si tratta soprattutto di una scelta pubblicitaria.

Fondamentalmente le schede si basano semplicemente su quanto prescritto, da anni, dai vari decreti legislativi emanati sul benessere degli animali e non promuovono dei miglioramenti ma semplicemente si basano sul rispetto di regole già esistenti, ed evidentemente non sempre e non bene rispettate.

Il veterinario aziendale quindi dovrebbe fare applicare legislazione emanata da tempo, quando, evidentemente, ciò non era stato fatto benché tutti dovrebbero avere il dovere di far rispettare le leggi in vigore.

Purtroppo in Italia la classe veterinaria non è consapevole delle problematiche del benessere degli animali, una ulteriore conferma si è avuta pochi mesi orsono quando la richiesta ufficiale di applicare la norma di non procedere al taglio della coda dei suinetti ha subito suscitato la contromossa dei Medici veterinari che hanno chiesto un’ulteriore deroga ad un decreto legislativo risalente undici anni addietro (D.L.vo 122/2011).

Veterinario aziendale e Classyfarm non miglioreranno certo il benessere degli animali  e non si capisce come possa aumentare l’attenzione verso le condizioni degli animali se così non è stato in questi anni, nei quali la sensibilità collettiva verso gli animali è sicuramente aumentata.

Nel silenzio dei cittadini sta avanzando una proposta che contribuirà al peggioramento sia della sicurezza alimentare dei cittadini sia del benessere degli animali.

 

Enrico Moriconi, medico veterinario, è Garante per i Diritti degli Animali della Regione Piemonte


22 giugno 2022

 

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