SOS Gaia
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Miù, la gatta “aggressiva e selvatica”, felicemente accasata
Miù, la gatta “aggressiva e selvatica”, felicemente accasata

Quando la meditazione, quella vera, fa la differenza

 

In questo giorno di Pasquetta, costretta a letto dall’influenza, mi trovo a riflettere sugli ultimi tre casi di assistenza in cui SOS Gaia si  è trovata coinvolta: si tratta, combinazione, di tre gatti, con storie completamente diverse, che mi hanno fatto riflettere sulla qualità di aiuto che è necessario dare, non solo agli animali non umani, ma anche agli umani, se vogliamo cambiare questo mondo.

 

Miù ci è stata segnalata da una volontaria, infermiera di un Asl torinese, dove una ragazza cinese si è recata con la sua gatta, per farsi medicare le ferite arrecategli dalla  gatta stessa. Miù è stata descritta come estremamente selvatica, aggressiva ed inavvicinabile. La ragazza una volta terminata la medicazione voleva liberarsi di lei immediatamente (in realtà era la gatta del suo fidanzato, che aveva lasciato di recente la casa abbandonando gatta e fidanzata). L’infermiera ha cercato di convincere la ragazza ad attendere almeno qualche ora – la comunicazione tra l’altro è stata molto difficile perché la ragazza conosceva solo qualche parola di italiano – e nel pomeriggio un volontario di SOS Gaia è andato a prendere Miù.
Il primo impatto ha confermato la descrizione: la micia era terrorizzata, inavvicinabile. Arrivati nella nuova casa è stata messa dapprima in una grande gabbia da sola, ma non riusciva a calmarsi, la vista di altri gatti sembrava agitarla ancor di più. Si è pensato allora di tenerla fuori dalla gabbia in una stanza della casa.

Miù ha ricominciato a fidarsi degli umani e ora è una creatura dolcissima e affettuosa
Miù ha ricominciato a fidarsi degli umani e ora è una creatura dolcissima e affettuosa

Questo ha già cambiato il suo comportamento: ha cominciato ad esplorare la camera, anche in presenza di una persona, non manifestando più paura estrema o rabbia ed è passata così la notte. Ma ahimè al mattino ha deciso che avrebbe iniziato l’esplorazione esterna e lacerando la zanzariera è uscita in giardino. Questo incidente ha generato molta apprensione in chi l’aveva accolta: non conosceva il luogo, non conosceva gli altri gatti che vivono in quella casa, non aveva ancora alcun rapporto di fiducia con le persone… insomma si temeva di perderla. Miù ha deciso di nascondersi e non si è fatta trovare per una decina di giorni, nonostante le nottate passate dai volontari a cercarla dappertutto nel vicinato.  Il cibo lì intorno per i gatti non manca mai, ma erano giorni di freddo intenso e tutte le ricerche sembravano vane. C’è anche chi ha imparato qualche parola nel dialetto cinese a cui era abituata, ma con il senno di poi si è capito che l’esperienza associata non era stata delle più piacevoli.
Quando ormai si erano perse le speranze, Miù è stata avvistata mentre mangiava con gli altri gatti in giardino, ma sempre un po’ schiva. A quel punto è stata rassicurata che nessuno le avrebbe fatto del male, e così  Miù il giorno dopo si è presentata alla porta di casa: è entrata, con un portamento ed un contegno completamente diversi. Con calma si è guardata intorno, incontrando gli altri gatti di casa e le persone, è salita sul tavolo della cucina, si è messa a mangiare e ha iniziato una nuova vita. La stessa notte dormiva acciambellata sulla pancia della persona che l’aveva adottata, e che era rimasta tanto in pena per la sua fuga.

Pallino, il gattone nero che è stato allontanato dalla famiglia in cui viveva da sei anni
Pallino, il gattone nero che è stato allontanato dalla famiglia in cui viveva da sei anni

Sono evidenti la valutazione della nuova situazione, la scelta di chiudere con il passato e di cominciare con una nuova vita da parte di Miù. Si è presa il tempo di osservare il nuovo ambiente, di valutare la sua convenienza e ha così deciso che si poteva fidare. Ha scelto di non farsi ipotecare dalle precedenti esperienze negative con gli umani e di ricominciare una nuova vita. 

 

Il caso del gatto Pallino mi ha fatto riflettere ancora di più, perché si trovava con un uomo che si è sempre dichiarato amante degli animali… sempre, finché suo figlio con la nuora non hanno deciso di trasferirsi a casa sua. La nuora è sofferente di una forma allergica nei confronti del gatto, cosicché a dover sloggiare dalla sua casa, dove viveva da sei anni, è stato il povero Pallino. A nulla sono valse le offerte di aiuto (anche da parte di un medico omeopata volontaria di SOS Gaia che avrebbe offerto assistenza gratuita a domicilio) e i tentativi di sensibilizzare questa persona nei confronti dell’ingiustizia che stava compiendo. Pallino alla fine ha trovato ospitalità presso un’altra volontaria di SOS Gaia e le sue quattro gatte, dove si è integrato immediatamente, sin dal primo istante, dimostrandosi molto felice della nuova sistemazione e non dando alcun segno di incertezza nel lasciare quella vecchia.

 

Pallino ha trovato una nuova casa in cui vivere felice e di certo non verrà mai più abbandonato
Pallino ha trovato una nuova casa in cui vivere felice e di certo non verrà mai più abbandonato

Moreno è stato segnalato a SOS Gaia dalla sottoscritta. E’ un gatto che da due anni si trovava in canile, per il primo anno presso il rifugio sanitario comunale dell’ENPA di Torino, dove si poteva tenere solo in gabbia e poi trasferito presso il loro canile privato dove ha potuto godere di un po’ più di libertà. E’ un gatto dal carattere molto forte e ha cercato di attirare in ogni modo l’attenzione su di sé: è estremamente affettuoso con tutte le persone e non ha mai creato problemi con gli altri gatti né in canile né nella nuova casa. Perché nonostante la sua empatia la tanto agognata adozione non è mai arrivata? Perché è  affetto da un’allergia atopica molto grave, che gli causa parecchio prurito, quindi se non protetto si provoca delle lesioni grattandosi. Per due anni è stato sottoposto a continue terapie e la diagnosi è stata fatta anche presso altre cliniche: questo problema ha reso la sua adozione praticamente impossibile. Necessita di continue attenzioni, terapie costose, controlli medici costanti e alimentazione particolare. Ora che ha trovato una famiglia che si occupa di lui (il problema dell’allergia non è ancora stato risolto… ma non è detta ancora l’ultima parola) può almeno godere di una vita decisamente più serena: l’ambiente “canile” non è decisamente il luogo migliore. Può uscire all’aperto, ha qualcuno che può occuparsi esclusivamente di lui e ora che non deve più implorare l’aiuto di tutti, rivela anche il suo carattere all’interno della comunità felina in cui ora si trova.

 

Moreno, libero e felice nella sua nuova sistemazione procuratagli da SOS Gaia
Moreno, libero e felice nella sua nuova sistemazione procuratagli da SOS Gaia

Quello che hanno in comune queste storie è la motivazione che ha spinto le persone che li hanno aiutati, lo spirito che li ha animati. In questa società gli animali sono la categoria di soggetti deboli più evidentemente sfruttata, la punta dell’iceberg di un problema molto più ampio. Questa società consumistica, per l’arricchimento di pochi, sfrutta tutte le categorie sottostanti e anche quelli sfruttati, vittime di questa mentalità, adottata anche inconsapevolmente, a causa dell’abitudine e della scontatezza dello status quo, esercitano lo stesso potere sulle categorie sottostanti: così finché siamo nella fascia produttiva siamo obbligati a lavorare per la maggior parte del nostro tempo, per più di  quanto ci occorra, magari per poter acquistare beni superflui, il cui desiderio ci è stato indotto. Una volta fuori dalla società produttiva non contiamo più nulla. Quanti anziani abbandonati esiliati dalla famiglia ci sono! Le donne e i bambini sono sempre più spesso vittime di orrori inenarrabili. Al di sotto di tutti quanti nell’epoca attuale ci sono gli animali, fatti nascere e crescere come riserve di cibo in condizioni mostruose, sacrificati nei laboratori di sperimentazione, usati come oggetti per il nostro divertimento, sfruttati in attività utili all’uomo per poi essere scaricati come un attrezzo usato. Eppure hanno intelligenza, sentimenti. Sanno fare scelte, hanno una loro cultura. Tutto questo avviene perché è stato deciso che tra tutte le creature della Terra noi, accreditati da non si sa quale dio, siamo quelli che hanno maggiori diritti rispetto agli altri, in quanto presunta razza superiore.

Moreno è rimasto in gabbia e in canile per due anni perché nessuno lo adottava per via di una patologia. Ora è adottato, curato, amato
Moreno è rimasto in gabbia e in canile per due anni perché nessuno lo adottava per via di una patologia. Ora è adottato, curato, amato

Questa mentalità specista, che giustifica la sopraffazione del più forte sul più debole, è la causa di questa società malata. Questa stessa mentalità ha permesso le invasioni delle terre dei popoli nativi e la sopraffazione delle loro culture in nome di religioni che pensavano di avere la verità in mano, ha permesso la schiavitù degli uomini, la discriminazione verso le donne (evidentemente non ancora superata).
Quindi per quanto facciano tutte le persone sensibili impegnate socialmente nell’aiutare gli animali e le persone in difficoltà, quello che fa la differenza e che può incidere in maniera esponenziale per trasformare questa società in una società giusta, è una mentalità diversa, anzi un modo d’essere diversi, che non si può indossare come un abito. L’empatia e la sensibilità emergono naturalmente se si vive secondo i principi della Natura, ma non adottando morali di comportamento che risulterebbero solo false e quindi inconsistenti.
Ciò che accomuna le storie di questi tre gatti è la filosofia dell’ecospiritualità, che non è una filosofia che nasce dall’adozione di una ideologia, ma è l’esperienza di vita che nasce da chi pratica la meditazione, quella vera, che porta ad un’armonia interiore che poi si travasa anche all’esterno. Se si vive l’ecospiritualità, la felicità che si vive fa affrontare con maggior coraggio le esperienze della vita, si dà pari dignità a tutti gli esseri viventi. Se questa filosofia fosse la dominante non ci sarebbero più casi da affrontare come quello di Pallino, che è stato sacrificato in quanto gatto, anche se nella famiglia si sarebbero potute fare altre scelte; o come quello di Miù, giudicata aggressiva e violenta, ma in realtà era lei a non essere rispettata. Se ci fossero più persone che riescono a vedere in un gatto non solo un “divertente animale da compagnia” ma anche un individuo da aiutare, i canili sarebbero meno pieni di casi del genere e si ridurrebbero gli acquisti di cani o gatti di razza.
Per questo motivo l’esperienza della meditazione, che può farci uscire dalla visione egocentrica della mente e farci diventare “vento nel vento” è l’unica chiave per poter accedere a una qualità di vita migliore e incidere per cambiare le radici di questa società malata.

 

 

2 aprile 2018

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