SOS Gaia
Stampa Email
Il convegno organizzato da LIMAV e OIPA “Oltre la sperimentazione animale esiste la (buona) ricerca” alla Sala del Grechetto della Biblioteca comunale di Milano

 

La sperimentazione sugli animali non è di nessun giovamento alla successiva applicazione clinica e terapeutica sull’organismo umano. Esiste troppa differenza con la biologia delle altre specie. Quello che funziona sugli animali in grande percentuale non funziona o addirittura danneggia la nostra salute. Di conseguenza la sofferenza inflitta “a scopo scientifico” ai nostri compagni di viaggio su questo pianeta risulta non solo di cecità e crudeltà gratuita, ma anche nociva per la salute di noi stessi e dei nostri figli.

È quanto è emerso dal convegno tenutosi a Milano il 30 gennaio, organizzato da LIMAV (Lega Internazionale Medici Anti Vivisezione) e OIPA (Organizazione Internazionale Protezione Animali), dal titolo: “Oltre la sperimentazione animale esiste la (buona) ricerca”.

La Sala del Grechetto della Biblioteca comunale di Milano, ispirata alla comunanza tra tutti gli esseri viventi, era gremita dal pubblico. Era presente anche il Gruppo Ricerca Medica di SOS Gaia.

I relatori del convegno, esperti in medicina, psichiatria, biochimica e biotecnologia, sociologia e bioetica, hanno esposto dati allarmanti citando le numerose pubblicazioni scientifiche degli ultimi decenni che parlano chiaro su un argomento che in realtà viene tenuto oscuro e nebuloso al pubblico confondendo le idee e facendo credere che invece questo tipo di sperimentazione sia scientifica e riconosciuta valida a scopo terapeutico.

I dati relazionati nell’intervento della dottoressa Candida Nastrucci, ricercatrice di biochimica clinica, evidenziano che di tutta la sperimentazione su animali, il 31% è effettuata ai fini di ricerca e sviluppo, il 33% per ricerca di base, il 23% è per la fase pre-trial clinico, che è l’unica obbligatoria per legge per la legislazione europea.

Miriam Madau intervista la cardiologa pediatrica Gabriella Errico

Quindi più del 60% della ricerca condotta su animali non è obbligatoria, né certificata, né validata. Ne consegue che un numero molto elevato di animali è utilizzato e sacrificato nella ricerca, specie in quella tossicologica, quando tutto ciò potrebbe essere evitato, utilizzando metodiche certificate e più sicure.

Inoltre il modello animale più utilizzato è il topo, anche se è stato scientificamente dimostrato che questo modello è profondamente differente dall’umano e scarsamente affidabile.

A tale proposito abbiamo chiesto alla dottoressa Gabriella Errico, Cardiologa pediatrica, quale sia il ruolo attuale della ricerca biomedica di base con la sperimentazione sugli animali: “Personalmente ho raccolto dei lavori apparsi negli ultimi 20 anni su riviste internazionali molto importanti e prestigiose con un alto impact factor, che dimostrano che in realtà la traslazionabilità del modello predittivo animale, dall’animale di laboratorio all’uomo è solo del 33%, quando per avere un valore predittivo efficace dovrebbe raggiungere almeno il 90%. Quindi in realtà non è possibile ottenere dei risultati validi dalla sperimentazione animale “to cure” da trasferire “to cure” sull’uomo. Anzi a volte possono essere pericolosamente fuorvianti… infatti anche soltanto per parlare della parte esclusivamente farmacologia, dati recenti riportano che circa 197.000 persone muoiono in Europa ogni anno per effetti avversi da farmaci che hanno superato tranquillamente la sperimentazione sugli animali.”

La domanda che sorge spontanea è se la vivisezione sia davvero utile e tuteli la nostra salute oppure no. Lo abbiamo chiesto anche al dottor Stefano Cagno, Dirigente Medico Ospedaliero di Psichiatria: “La mia critica verte sul fatto che i modelli animali non sono mai stati validati, cioè non sono mai stati sottoposti ad un processo di validazione e dimostrazione della loro validità. Nonostante ciò vengono considerati il miglior modello sperimentale. Tutto il resto viene considerato, nel migliore dei casi, qualcosa di complementare; mentre la colonna portante continua ad essere la sperimentazione animale”.

Valerio Pocar, garante per la tutela degli animali del Comune di Milano, introduce il Convegno. Al suo fianco Gabriella Errico, cardiologa pediatrica, e Stefano Cagno, dirigente medico ospedaliero di psichiatria

Cagno ha illustrato inoltre che il 92% dei farmaci che superano la fase di sperimentazione animale, non superano poi la fase della sperimentazione umana, a causa di reazioni avverse e inefficacia (FDA 2004) e che già da un’analisi effettuata nel 1998 e pubblicata sulla rivista scientifica Jama, il 50% dei farmaci allora commercializzati negli USA erano stati chiamati in causa per gravi reazioni avverse non evidenziate prima della approvazione alla commercializzazione. Specificando inoltre che: “I dati a cui faccio riferimento provengono dalla letteratura scientifica, come i dati della FDA (Foof and Drug Administration), di pubblicazioni sul New Scientist, su Nature, sul British Medical Journal. Nel mio intervento di oggi propongo un mio percorso, che io definisco razionale, e che consiste fondamentalmente nell'eliminazione di tutti i test che si possono già eliminare. Sembra una banalità questa, però la legge non impone che, se io valido un modello alternativo, questo sia l'unico che si utilizza, quindi è chiaro che chi ha sempre utilizzato gli animali continua ad usare gli animali. Quindi ciò che è già stato validato di alternativo deve diventare l'unico modello da utilizzare. Il secondo passaggio è la validazione dei modelli animali, che non vuol dire rifare gli esperimenti, ma fare le metanalisi, cioè analisi fatte con il computer che prendono in considerazione tutti gli esperimenti che sono già stati fatti con un determinato modello. E infine sovvenzionare la ricerca sui metodi alternativi, perché è un'ipocrisia dire 'non esistono metodi alternativi' se poi la quasi totalità dei finanziamenti finisce nella ricerca con gli animali. Qualcosa sulla ricerca in vitro c'è anche in Italia, ma i simulatori metabolici e tutta la tipologia di ricerca basata sulla tecnologia avanzata sono portati avanti più in altre zone del mondo come in Germania, negli Stati Uniti e in Cina, mentre noi siamo decisamente molto indietro e quando queste apparecchiature verranno validate noi ci troveremo, tra l'altro, completamente spiazzati. Da noi si continua così perché i ricercatori vengono formati con il dogma che la sperimentazione animale è il meglio che c'è sulla piazza e che bisogna continuare. E chiaro che chi difende la sperimentazione animale vive di sperimentazione animale, e non ha nessuna convenienza a passare ad altri tipi di ricerca.”

Ma quali potrebbero essere dunque le alternative sostitutive alla sperimentazione su animali?

Durante il convegno è stato evidenziato che l’Unione Europea ha approvato tre termini che sono i cardini della ricerca “ALTERNATIVE”, cioè: Replacement, Reduction e Refinement.

In particolare il Replacement, ovvero la sostituzione, fa riferimento a tecniche alternative basate su dati provenienti da cellule e tessuti umani ai fini della ricerca per la salute umana.

I medici del Gruppo Ricerca Medica di SOS Gaia: Miriam Madau, Danila Devona, Mauro Petrillo e Elisabetta Pizzoni

Nel 2007, negli USA, la ricerca sulla Tossicità si è aperta a campi come la tossico-genomica, la bioinformatica, la biologia di sistema, la tossicologia computazionale, branche di ricerca che si basano su metodi in vitro che utilizzano cellule e linee cellulari di origine umana.

Inoltre la Direttiva UE 2010/63/EU al punto10 si pone come obiettivo il Full Replacement, cioè la Sostituzione.

Si ritengono obbligatori nella direttiva UE gli esperimenti su animali solo in ambito regolatorio, prima dei trial clinici umani per l’efficacia dei farmaci e la loro tossicità.

Succede però che, a oggi, gli esperimenti su animali vengono effettuati largamente anche nella ricerca di base, laddove potrebbero essere utilizzate le tecniche sostitutive.

Valerio Pocar, garante per la tutela degli animali del Comune di Milano, esperto in sociologia e bioetica, ha anche illustrato come esistano due facce della medaglia dell’antivivisezionismo, vale a dire l’antivivisezionismo etico e quello scientifico, sottolineando che gli animali sono sensibili, comunicano, pensano, sono esseri senzienti e quindi cosa manca loro per essere “persone“? Per cui, posto che il vivisezionismo sia utile, possiamo dire che sia lecito?

Alcuni dati sulla non validità terapeutica di questa sperimentazione li abbiamo sentiti oggi e quantomeno abbiamo profonde ragioni per dubitare. Allora nel momento in cui noi abbiamo dei dubbi rispetto a qualche cosa che dubbia non è, perché la sperimentazione animale non è dubbia, è certa, allora noi dobbiamo interrogarci e non possiamo far finta di niente, come se quella sofferenza non ci fosse. È crudeltà due volte, perché è crudeltà anche nei confronti degli umani”.

La partita allora è aperta, sia sulla circolazione delle giuste informazioni sulla pericolosità della sperimentazione su animali, sia sulla possibilità di rendere validi dei metodi sostitutivi tecnologicamente più avanzati. Anche perché non si gioca con delle pedine, ma con esseri senzienti da entrambe le parti, uomini e animali e dove, a quanto pare, ad avere la peggio sono entrambi, visto che i modelli biologicamente strutturati delle diverse specie non collimano affatto.

Se da un punto di vista medico "Primum non nocere" è uno dei principi su cui già Ippocrate basava la sua arte del guarire, che dovrebbe essere valida ancora oggi, vale la pena di rifletterci sopra per arrecare meno danni possibile alla nostra salute e a quella delle persone e “amici” che ci stanno a cuore.

Miriam Madau intervista Valerio Pocar,
esperto in sociologia e bioetica
L’intervista allo psichiatra Stefano Cagno
Il numeroso pubblico al convegno

 

Miriam Madau, medico omeopata, è membro del Gruppo Ricerca Medica di SOS Gaia
www.sos-gaia.org

 

3 febbraio 2014

 

|