SOS Gaia
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Tutti quelli che anelano alla mitica mangiata di pesce certamente non conoscono la sofferenza dei pesci in qualsiasi modo siano pescati, costretti a morire soffocati, schiacciati, tramortiti, fiocinati, feriti, traumatizzati, con un’agonia che può durare anche quindici minuti

Ah il Professor Maletto; anno 1972, facoltà Medicina Veterinaria di Torino, materia Zootecnia Speciale. Professore estroso, avvincente, nelle sue lezioni diffondeva notizie che molti suoi allievi, tutti tesi a pensare a un futuro roseo di medici degli animali, trovavano molto più che curiose, addirittura ridicole. Ci diceva che le feci dei bovini avrebbero reso più che il latte, e cinquant’anni dopo il biogas generato dai liquami ha reso vera quella che sembrava una stupidaggine. In questi ultimi mesi l’Unione europea è tornata a discutere sulla pratica della pesca a strascico, che con il 15% delle flotte cattura il 65% del pesce, che raschiando il fondo del mare lo rovina e causa la morte di migliaia di creature, tra cui tartarughe, delfini e altro; che distrugge la biodiversità; che genera spreco perché almeno il 30 per cento del pescato viene buttato via perché inutilizzabile, non vendibile.

Vi è ancora un’altra considerazione: uno studio recente commissionato dalla Fao dimostra che la pesca a strascico inquina più che i trasporti aerei di tutto il mondo.

Il Professor Maletto faceva vedere ai suoi allievi un grafico nel quale, già allora, dimostrava che la pesca in alto mare era un’attività che utilizzava più energia rispetto a quella che rendeva. Più energia – fossile – significa più inquinamento. Da notare che insieme alla pesca il maggiore consumo di energia erano gli allevamenti “in recinto” cioè intensivi.

Di fronte però alla richiesta dell’Ue di indirizzarsi verso il divieto della pesca a strascico dal 2030, sono insorti i pescatori europei, con mille distinzioni, e subito sono emersi i soliti esperti a dimostrare che è possibile conciliare lo strascico con la sostenibilità e i sindacalisti del settore a prospettare la rovina economica se passa il progetto della Ue. Poche, pochissime le voci a ricordare che i pesci non sono artificiali e che se si riduce drasticamente, come sta avvenendo, la loro presenza le reti usciranno per tornare vuote. Già in varie zone del Mare del Nord molti pescherecci sono rimasti in porto perché non c’era più un numero sufficiente di pesci a giustificare le spese. Peraltro, sempre dati giornalisti, dicono che la pesca a strascico è sovvenzionata dai consistenti aiuti dei governi per sostenere i costi molti elevati.

La giustificazione di questa ennesima vicenda tutta umana, di spreco di risorse e uccisione di animali, è sempre e solo la “gola” delle persone e la richiesta del pesce come cibo, richiesta globale poiché il pesce è tuttora la proteina animale più mangiata nel mondo.

E tutti quelli che anelano alla mitica mangiata di pesce certamente non conoscono la sofferenza dei pesci in qualsiasi modo siano pescati, costretti a morire soffocati, schiacciati, tramortiti, fiocinati, feriti, traumatizzati, con un’agonia che può durare anche quindici minuti come testimonia un documento dell’EFSA, Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare.

 

Enrico Moriconi, Medico Veterinario, Consulente in Etologia e Benessere animale

 
25 maggio 2023

 

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