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Riparte il Palio della morte. Dal 1970 ad oggi sono morti oltre 50 cavalli

Palio di Siena, la sofferenza dei cavalli

In risposta all’articolo di Aldo Cazzullo sul Palio di Siena pubblicato dal Corriere della Sera del 19 agosto 2022.

No, Dr. Cazzullo, il cavallo del Palio di Siena non è sacro, è solo un simulacro di qualcosa che attiene agli uomini e non certo ai cavalli. Gli esempi che lei propone non sacralizzano il cavallo nella sua essenza, il comportamento nel Palio delle persone non rispetta l’entità del cavallo, le sue parole ricordano soltanto che il cavallo è un simbolo di un ruolo imposto dalle usanze qualcosa che non ha nulla a che fare con la sua etologia o fisiologia.

Inizia subito, l’articolo, con una sottolineatura che indirizza una visione di dipendenza dell’animale dagli esseri umani quando ricorda che i cavalli del Palio non sarebbero nati se non ci fosse la corsa. Questo, Dr. Cazzullo, è quanto succede a tutti gli animali allevati dagli umani che nascono solo per soddisfare gli interessi altrui. Gli animali zootecnici, ad esempio, non nascono forse soltanto per procurare un guadagno a chi li alleva? Non è certo un grande privilegio essere assoggettati alla volontà umana per quanto concerne la propria nascita e successivamente lo svolgimento della vita con la conseguente inevitabile morte. Perché tutti gli animali allevati quando nascono hanno una data di scadenza già prevista, come i robot nel film Blade Runner.

Conferire sacralità significherebbe rispettare i ritmi biologici ed etologici. Quanto a questi si è chiesto , Dr. Cazzullo, quanto i cavalli siano lieti di correre il Palio? I cavalli sono animali corridori ma in natura corrono per rispondere ai loro bisogni, ricerca di cibo, fuga da predatori, esplorazione del territorio non corrono certamente in un catino portando una persona in groppa e soprattutto sono liberi di iniziare e smettere quando vogliono, non farlo per imposizione esterna.

E la corsa non è un momento estemporaneo ma è solo il termine di un lungo percorso che significa allenamenti e fatica. Deve sapere che l’allenamento per gli animali è uno sforzo non comprensibile perché se per l’atleta è una parte di un percorso che può concludersi con il massimo risultato atteso, la vittoria in una competizione, per gli animali è solo una fatica ripetuta, una richiesta di aumentare lo sforzo giorno per giorno per spostare sempre di più il confine del proprio limite fisiologico per trasportarlo sempre più avanti.

Se i cavalli fossero sacri, non si farebbero correre in condizioni che mettono a rischio la loro integrità perché la sacralità vorrebbe la loro tutela da eventuali danni fisici e non avere strutture per curarli dopo, in quanto le ferite e i traumi comportano dolore. A un essere sacro non si dovrebbero infliggere tali prove.

L’articolo cita, molto sommariamente, che nel tempo sono intervenute modifiche per diminuire i pericoli per gli animali, però dovrebbe ricordare che le modifiche alle protezioni e alla tipologia dei cavalli impiegati sono intervenute solo per ripetute critiche e sollecitazioni dei difensori degli animali, perché i senesi, così attenti ai loro sacri cavalli, non ci avevano pensato. Fosse stato per loro gli animali sarebbero stati obbligati a subire ripetuti e grandi pericoli per la loro incolumità.

Quanto poi alle tradizioni è tipico comportamento di noi umani decidere quello che mantiene interesse e quello che si può tralasciare e molte si sono perse senza tanti rimpianti: se la società cambia, le tradizioni possono sparire. In questo caso la sensibilità crescente nella popolazione verso le conseguenze per gli animali giustificherebbe ampiamente il superamento della tradizione del Palio.

Il suo articolo, Dr. Cazzullo, non racconta la sacralità dei cavalli ma è una storia di uomini, di persone, dove gli animali sono un simbolo, un’entità astratta senza alcun riferimento alla loro essenza vitale e ai loro bisogni e necessità.

I cavalli non sono sacri perché le motivazioni che lei adduce sono tipicamente umane, il simbolo di una contrada e la vittoria che soddisfa l’orgoglio di una contrada non fa cenno alla loro fatica. La difesa della loro etologia e della fisiologia sarebbe il modo migliore di dimostrare la loro sacralità, che altrimenti è solo una vuota parola.

Le grida e le manifestazioni dei movimenti di tutela degli animali possono essere molto accesi ma non si può negare che per merito loro si sia focalizzata l’attenzione sulle negatività del Palio, portando al centro dell’attenzione le conseguenze per gli animali. I movimenti animalisti hanno dimostrato di credere alla “sacralità” dei cavalli più dei senesi, mi creda Dr. Cazzullo.

 

Enrico Moriconi, Medico Veterinario, già Garante dei diritti degli animali della Regione Piemonte

 

Per leggere l'articolo di Aldo Cazzullo https://www.corriere.it/lodicoalcorriere/index/19-08-2022/index.shtml


4 settembre 2022

 

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