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Zoom e le sue contraddizioni. - di Enrico Moriconi. Si è pensato che, sostituendo la parola “Zoo” con quelle come “Bioparco” “Parco o Oasi Naturalista” o altre ancora, cambiasse l'atteggiamento critico verso le strutture che ospitano gli animali esotici. Lo Zoom di Cumiana non è diverso dalle altre strutture realizzate con le stesso scopo: oggettivare la visione di animali non presenti alle nostre latitudini, cercando di giustificare l'operazione con obiettivi sulla carta, ma solo sulla carta, condivisibili: tutela della biodiversità, occasione di studio e attività scientifiche, educazione e formazione per tutti, ma soprattutto giovani.

Zoom e le sue contraddizioni

di Enrico Moriconi

Si è pensato che, sostituendo la parola “Zoo” con quelle come “Bioparco” “Parco o Oasi Naturalista” o altre ancora, cambiasse l'atteggiamento critico verso le strutture che ospitano gli animali esotici. Lo Zoom di Cumiana non è diverso dalle altre strutture realizzate con le stesso scopo: oggettivare la visione di animali non presenti alle nostre latitudini, cercando di giustificare l'operazione con obiettivi sulla carta, ma solo sulla carta, condivisibili: tutela della biodiversità, occasione di studio e attività scientifiche,  educazione e formazione per tutti, ma soprattutto giovani.

Gli obiettivi dichiarati però decadono ad una analisi oggettiva ma soprattutto eludono il punto più spinoso: il confinamento in spazi limitati e in condizioni inusuali crea condizioni vita di etologicamente e totalmente diversa agli animali. Bioparchi e simili non sono Parchi Naturali che che  si basano su di un principio opposto: invece di privilegiare la visione oggettiva da parte delle persone devono garantire le condizioni migliori per gli animali, per cui l'ambiente viene lasciato naturalmente a loro disposizione.

In ogni caso, le negatività di Zoom si evidenziano ad un semplice esame.

Non serve alla tutela biodiversità.    Gli animali esotici presenti in Zoom appartengono talvolta a specie a rischio, come le tigri, ma è dimostrato scientificamente che la funzione di salvaguardia delle specie in via di estinzione non è di alcune utilità concreta e pratica; infatti sono circa 5926 le specie catalogate dall'International Union for the Conservation of Nature (IUCN) in via di estinzione, e solo circa 120 (pari al 2%) sono coinvolte in programmi internazionali di allevamento negli zoo. Anche sulle singole specie è inutile poiché non si mantiene il patrimonio genetico originale delle diverse specie. Le acquisizioni  da altri zoo, come ammette la stessa Direzione di Zoom, comportano il mescolamento genetico, quindi non si salva il patrimonio di una specie ma si modifica il Dna  e si impoverisce la specie, che risulta altamente mescolata, per cui la progenie non corrisponde geneticamente a nessun individuo presente in natura. E pertanto gli eventuali nati non si possono immettere in libertà. Il problema della confusione genica è ugualmente massimo nel caso in cui, contravvenendo alle regole, si immettessero animali catturati allo stato libero poiché ugualmente si mescolerebbero geni provenienti da gruppi di popolazioni diverse. Le nascite sono molto pubblicizzate, ma, dati alla mano, non danno ricadute pratiche, ad esempio le popolazioni di elefanti in cattività in Europa e negli Stati Uniti, centinaia di esemplari, non sono in grado di sostenersi autonomamente, cioè le nascite non compensano i vuoti delle morti. E ciò vale per tutte le specie. Inoltre, per essere veramente utili, le nascite dovrebbero permettere il ripopolamento territoriale, cosa impossibile in primo luogo perché il patrimonio genetico, come detto, non è compatibile con gli animali con cui dovrebbero accoppiarsi in natura; secondariamente perchè i nati in cattività sono difficili da ambientare affinchè abbiano possibilità di sopravvivere e infine perché le popolazioni libere sono in declino, fino alla scomparsa, per la distruzione dei loro habitat naturali, e per la caccia spesso illegale: i nuovi esemplari eventualmente immessi sarebbero destinati alla stessa fine dei loro simili.

Non è utile ad attività scientifiche.  Zoom, come le altre strutture simili, non è un luogo in cui l'osservazione degli animali possa fornire elementi scientifici validi. L'eventuale studio, infatti, è limitato alla vita in una condizione di confinamento e non offre elementi utili alla conoscenza reale dell'animale, che andrebbe osservato in condizioni di vita naturali. Pertanto lo studio può, al massimo, essere utile per comprendere le difficoltà di adattamento degli animali ad una situazione per loro negativa.

Non svolge azione di educazione, formazione, divulgazione corretta. Zoom fa opera di divulgazione della sua attività anche presso le scuole con lo scopo, esplicitato, di diffondere un messaggio di conoscenza e fors'anche di simpatia per gli animali. Molte volte, purtroppo, le direzioni scolastiche organizzano visite di ragazzi alla struttura, forse senza riflettere che il significato educativo è totalmente distorto in quanto presenta la visione degli animali confinati e rinchiusi, rafforzando l'idea della superiorità umana rispetto agli altri esseri. Si conferma inoltre l'opinione che gli animali per salvarsi hanno bisogno dell'essere umano, concetto totalmente ribaltato rispetto alla realtà storica che ha visto l'essere umano distruggere gli altri viventi, e  perseverare nel devastare gli habitat naturali e nella caccia, legale  e illegale. Anche a livello ecologico la lezione degli zoo, e di Zoom, è assolutamente negativa poiché  conferma l'idea che l'uomo possa ricreare la natura artificialmente, dopo averla distrutta. È questo il significato vero dell'insistere, nella pubblicità, sulla creazione degli ambiti naturali, come la piscina dei pinguini, la savana, ecc. E' una lezione pericolosissima poiché la natura si deve difendere e non distruggere  per poi ricostruirla artificialmente.

Una domanda fondamentale: come stanno veramente gli animali? Come si garantisce il loro benessere. I principali protagonisti sono gli animali e quindi è giusto chiedersi come stanno veramente. Lo “star bene” degli animali deriva, come è dimostrato scientificamente, dal loro rapporto con l'ambiente, dove per ambiente si intende l'habitat naturale delle diverse specie. E' chiaro che gli animali di allevamento sono obbligati a sacrificarsi  in cattività per rendere possibile l'attività economica, perciò anche gli animali cosiddetti esotici sono confinati per permettere l'attività degli zoo. Però  questo non è un vantaggio per gli animali. Il benessere degli animali dipende non solo dall'assenza di malattie di lesioni di trattamenti nocivi, ma anche dalle condizioni ambientali. Gli animali, da milioni di anni, si sono sviluppati in armonia con l'ambiente dove si sono stabiliti e l'ambiente permette loro di svolgere le funzioni naturali che diventano bisogni ineliminabili. Per giudicare se gli animali “stanno bene” occorre esaminare dove e come vivono, valutando le conseguenze indotte.

Come ammesso universalmente per il benessere di un animale è fondamentale che possa esprimere un comportamento etologicamente rispondente alle sue esigenze naturali, comportamento che si esprime nelle attività riassunte in: riposo naturale, comportamento alimentare, di esplorazione, ludico, di apprendimento, parentale. Per manifestare i comportamenti il ruolo fondamentale è svolto dall'ambiente in cui vivono. Se si analizzano le condizioni di Zoom, per tutti gli animali, si possono constatare molte negatività.

Il riposo naturale non è il sonno vero e proprio, gli animali  passano un tempo considerevole di riposo, durante il giorno, per il quale cercano ambiti appartati in cui non siano visibili. Infatti la vista di un altro animale o persona umana suscita, a seconda delle situazioni, interesse, paura, timore, aspettative, per cui mantiene il soggetto in una condizione di attenzione che è esattamente contraria al riposo. Il riposo diurno è un periodo etologico fondamentale, che richiede un'area in cui si possano nascondere alla vista delle persone o di altri animali; ciò non può avvenire in un parco poiché nel caso essi sarebbero per molto tempo invisibili ai visitatori.

Per tutte le specie viene alterato il ciclo etologico vitale che comprende alimentazione rapporti sociale esplorazione del territorio gioco e apprendimento.

Queste attività, proprie di tutte le specie, sono direttamente dipendenti dall'ambiente di vita. L'alimentazione in natura non è solo il cibarsi ma la ricerca del cibo, mentre in cattività diventa semplicemente l'introduzione dell'alimento fornito dall'esterno. Nella ricerca del cibo l'animale esplora il territorio, riconosce tramite i segnali che raccoglie con i sensi le caratteristiche ambientali, le cataloga nella mente per i momenti futuri in cui ritornerà negli stessi luoghi, ricordando aspetti positivi, ad esempio dove si trova più facilmente cibo, e quelli negativi da evitare, segnali di possibili ostacoli, predatori, competitori.

L'esplorazione del territorio è un'attività quotidiana, collegata a tutte le funzioni vitali, e sollecita l'apprendimento poichè permette di acquisire elementi utili per la salvaguardia della vita.

E ancora l'ambiente fornisce oggetti con i quali l'animale può svolgere attività ludiche, di gioco, e infine costituisce l'ambito nel quale si stabiliscono i rapporti sociali. Con questi comportamenti, l'animale tiene in esercizio le attività cerebrali che dipendono quindi in modo diretto dalle condizioni di vita cioè dall'ambiente.

Una limitazione fortissima è quella del movimento: ogni specie vive un habitat sempre molto esteso rispetto alla propria mole corporea, habitat che percorre quotidianamente e quindi viene stimolata una importante funzione motoria; è del tutto evidente che gli spazi offerti in cattività, anche se a qualcuno potrebbero sembrare dimensionati, non permettono agli animali di soddisfare il loro bisogno etologico di muoversi in libertà.

Un altro comportamento etologico negato è quello sessuale riproduttivo che comprende anche la cura parentale, della prole. In libertà l'accoppiamento fa parte, in tutte le specie, di un rituale complesso che inizia con la ricerca del partner e il corteggiamento; si può ben capire come tutto ciò sia impossibile in una struttura chiusa. Ugualmente la cura parentale, l'educazione dei figli per insegnare gli aspetti fondamentali della vita libera, diventa impossibile poiché un recinto artificiale non può certamente offrire le opportunità e i pericoli dell'ambiente naturale.

Se consideriamo alcune specie in particolare si notano altri elementi. Ad esempio i suricati  in natura vivono in gruppi da 10 a 30 individui, nei quali stabiliscono gerarchie secondo l'età; le colonie sono territoriali e coprono superfici dai 200 ai 1000 ettari; hanno vita sociale e costruiscono tane complesse con molti cunicoli in cui si rifugiano quando individuano un problema, segnalato dagli animali sentinella con un grido di allarme. Come si può capire la vita in un recinto limitato, da soli o con qualche compagno, non corrisponde al bisogno etologico.

Le Giraffe non soddisfano il bisogno etologico naturale poiché in libertà costituiscono gruppi di cui riconoscono i componenti all'interno di un territorio di un chilometro quadrato. La situazione realizzata a Zoom configura la negazione di un bisogno essenziale.

L'istrice o porcospino  è un roditore che si affida per la difesa agli aculei che ricoprono il suo corpo. In natura è animale schivo che ama i luoghi solitari boscosi e cespugliosi. Come rifugio, predilige le cavità naturali del terreno, delle rocce  o anche tane abbandonate da altri mammiferi. Se non ne trova, scava tane proprie quasi sempre nel folto di un bosco e con più di un accesso, di norma, ben celato dalla vegetazione. Di giorno occupa la tana anche per lunghi periodi; la specie è notturna e si attiva con il buio, periodo nel quale esplora l'habitat comprendo fino a 10 chilometri; a Zoom vivono una vita diurna, contraria alla loro natura, per poter essere osservati dai visitatori e non hanno un habitat rispondente alle abitudini naturali.

Gli uccelli sono fortemente condizionati nel non poter manifestare la loro caratteristica precipua di specie, il volo. Ad esempio pellicani e fenicotteri sono volatori che coprono grandi distanze, bisogno che certamente non può essere soddisfatto in uno spazio delimitato. I fenicotteri sono specie migratoria che non realizza di  sicuro tale comportamento etologico. Tra l'altro  viene spontanea la domanda relativa a come si impedisce agli animali di volare via.

I pinguini vivono in acque fredde ad alte  latitudini e invece allo Zoom la temperatura e tipica del clima temperato, cioè non adatta a questa specie. Inoltre i pinguini hanno una fase acquatica intensa, possono restare fino a 30 minuti, senza respirare, immersi in cerca di cibo. Certamente non il tipo di vita che possono svolgere a Cumiana in una piccola piscina.

I Lemuri sono una specie notturna, secondo l'interpretazione corrente gli occhi particolarmente evidenti sarebbero proprio il risultato evolutivo di una specie che svolge l'attività in ore caratterizzate da una scarsissima visibilità. Anche loro non possono vivere secondo i loro bisogni etologici, cioè di notte, altrimenti verrebbe meno lo scopo di averli ridotti in cattività per esibirli.

Gli Ippopotami vivono vicino ai corsi d'acqua in cui passano molte ore immersi, e sono una specie sociale che vive in gruppo. Uno o due esemplari non possono certo realizzare la vita naturale.

Le Tigri sono animali che in natura hanno un habitat molte esteso e che percorrono lunghe distanze ogni giorno, dai 30 ai 50 chilometri. La percorrenza così estesa permette agli animali di svolgere una intensa attività esplorativa. Il confinamento in uno spazio limitato è fortemente penalizzante per questa specie ed infatti sono disponibili molti lavori scientifici che dimostrano le ricadute negative per le tigri mantenute nelle strutture chiuse.

           

Apriamo gli occhi

Non resta, per chi vuole comprendere la realtà, che aprire gli occhi e vedere cosa rappresenta veramente Zoom, sulla base delle conoscenze scientifiche attualmente disponibili. Ci sono modi diversi di guardare, e non si può negare che la struttura nel suo insieme sia stata costruita per “soddisfare”  lo sguardo. A molte persone, che hanno nel ricordo l'immagine delle gabbie degli zoo, vedere gli animali senza sbarre può apparire come un grande risultato; sembra, superficialmente, che gli animali possano muoversi in uno spazio non troppo limitato e ciò basta a pensare che possano star bene. Se però si paragona la diversità gli ambienti naturali con le dimensioni territoriali di Zoom allora si comprende che lo spazio non permette una vera vita naturale o etologica. Certamente si potrebbe dire che in cattività gli animali devono sempre rinunciare alla loro libertà ma la domanda a cui rispondere è se veramente è indispensabile confinare altri esseri solo per il “piacere” di vederli, sapendo che si osservano animali etologicamente sofferenti.

Perché, sulla base di un'ampia documentazione scientifica, Zoom non risolve le maggiori negatività che presentano gli zoo e strutture simili. Non solo impedisce i bisogni etologici specie specifici, come il rispetto della vita notturna o del volo, ma di fatto impone una serie di negatività insopprimibili quali la possibilità di un riposo ristoratore al riparo dallo sguardo delle persone, costringe a una forte limitazione del movimento, nega l'esplorazione territoriale, impone la rinuncia al comportamento ludico, alimentare, sessuale parentale. Complessivamente la vita in Zoom rappresenta una fonte di continuo stress per gli animali, e quindi di sofferenza, poiché le strutture sono più pensate e realizzate per “confondere” le persone, soprattutto i bambini, invece che per creare condizioni soddisfacenti per gli animali.

 

Dr. Enrico Moriconi - Medico Veterinario
Dipendente ASL TO 3 - Consulente Tecnico Etologia e Benessere animale

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