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L'introduzione di Pinuccia Monanari, Assessora all'Ambiente di Roma Capitale
L'introduzione di Pinuccia Monanari, Assessora all'Ambiente di Roma Capitale

Un convegno di denuncia e di informazione in difesa degli orsi

 

Presso l'Aranciera di San Sisto l'Assessorato alla Sostenibilità Ambientale di Roma, il 28 novembre scorso ha ospitato l'incontro dibattito “Mai più KJ2 – dalla parte dell'orsa”. Sono intervenuti: Edgar Meyer (referente al Benessere Animale Assessorato Sostenibilità Ambientale), Amedeo Postiglione (Giudice e Presidente onorario Corte di Cassazione), Alessandro Piacenza (Vice Coordinatore Nazionale Guardie Zoofile Oipa Italia Onlus), Davide Celli (Presidente Legio Ursa ed esperto in comunicazione) e Daniele Diaco (Presidente della Commissione Ambiente di Roma Capitale).

Era presente all'evento anche Grazia Francescato che è stata Presidente Nazionale del WWF Italia e Portavoce dei Verdi.

Ha assistito al dibattito la rappresentanza romana di SOS Gaia.

L'idea di fare l'evento a Roma parte da una proposta di Davide Celli a Pinuccia Montanari e, vista la particolare sensibilità per il rispetto degli animali e dell’ambiente di questa amministrazione capitolina, la proposta è stata prontamente accolta dall'Assessora insieme a Daniele Diaco e a Edgar Meyer.

Pinuccia Montanari ripercorre brevemente il suo impegno decennale sempre dedicato al rispetto dell’Ambiente e degli animali. È stata Assessore all’Ambiente di Reggio Emilia. Ha scritto e fatto approvare un regolamento della città di Genova all'avanguardia nella tutela del benessere degli animali, nel quale tra gli altri, si occupa di proteggere anche gli insetti impollinatori, gli artropodi come i grilli, le cicale, le libellule e le formiche vietando la distruzione dei formicai per salvaguardare il loro insostituibile ruolo nell'equilibrio ecologico dell'habitat naturale. Al termine della sua breve introduzione saluta il pubblico presente e lascia la parola ai relatori.

Nel suo intervento Edgar Meyer racconta la storia degli orsi del Trentino partendo dall’inizio dell’ottocento fino ad arrivare ai primi anni del novecento, quando venivano considerati bestie feroci, assassini assetati di sangue, in altre parole animali da sterminare.

Nel 1936 finalmente l’orso viene inserito tra le specie non cacciabili grazie ad alcuni pionieri della cultura per la conservazione della fauna alpina. Tra questi Guido Castelli che ha scritto un libro pubblicato nel 1935 dal titolo “L’orso bruno nella Venezia Tridentina”, recentemente ristampato, ed il Conte Gian Giacomo Gallarati Scotti grande ambientalista e Senatore del Regno, che nel 1939 fece inserire i plantigradi tra le specie animali da tutelare.

Nel 1986 nel Convegno Nazionale dell’orso bruno sulle Alpi italiane i ricercatori stimarono che tra le montagne erano presenti tra i 14 e i 16 individui, ma nel 1996 erano ridotti a soli due, tre esemplari.

L'intervento di Edgar Meyer, Referente al Benessere Animale Assessorato Sostenibilità Ambientale
L'intervento di Edgar Meyer, Referente al Benessere Animale Assessorato Sostenibilità Ambientale

Per fortuna nel 1996 parte il “Progetto Life Ursus” per reintrodurre l’orso bruno nelle Alpi centro orientali, sostenuto da circa un milione di euro di finanziamenti europei. Un progetto perfettamente riuscito, ma con qualche criticità: i casi Daniza e Kj2.

Daniza nell’agosto del 2014 ebbe la sventura di incontrare il famoso fungaiolo che, nonostante le prescrizioni, fece tutto quello che non si deve fare quando ci si imbatte in un orso. L'uomo, vedendo l’orsa con i cuccioli, si avvicinò troppo e quando lei se ne accorse lo aggredì per difendere la sua prole. Dopo l'accaduto la Provincia autonoma ed il Comune di Trento emanarono un'ordinanza di cattura, ma come sappiamo le cose andarono male e Daniza, invece di essere sedata

e catturata, venne uccisa da una errata dose di farmaco, così i cuccioli restarono senza madre e a tutt'oggi ancora non sappiamo dove esattamente si trovino.

La stessa vicenda si è ripetuta nel 2017 con l’orsa Kj2. A luglio un pensionato durante una passeggiata nei boschi con il suo cane fa un incontro ravvicinato con l’orsa ed i suoi cuccioli; sia l’uomo che l’animale si spaventano. Secondo una successiva ricostruzione l’orsa a questo punto parte con un finto attacco fermandosi ad un metro dall’uomo, al solo scopo di spaventarlo. Ma purtroppo l’uomo fa tutto quello che non deve fare rispetto a ciò che è prescritto negli stessi cartelli della Provincia di Trento. Dove è scritto che i cani devono essere tenuti al guinzaglio per non spaventare i plantigradi mentre il cane del pensionato era sciolto, non si deve reagire urlando in maniera concitata, non si deve scappare ma ci si deve allontanare lentamente. È però doveroso aggiungere che queste prescrizioni sono facili da elencare a freddo, ma quando ci si trova davanti ad un orso in carne ed ossa è comprensibile che possa prevalere la paura! Tanto è vero che il pensionato prende il bastone e colpisce l'orsa sul muso, ovviamente a questo punto lei si difende e gli rifila un colpo modesto che però lo manda all’ospedale, ma con ferite guarite in pochi giorni.

Il 24 luglio la Provincia autonoma di Trento emana un'ordinanza di cattura e di abbattimento di Kj2 a seguito della quale viene purtroppo uccisa. E anche in questo caso i cuccioli vengono lasciati orfani e abbandonati ad un incerto futuro nei boschi del Trentino.

A questo punto le Associazioni “Animal Amnesty”, “Gaia Animali e Ambiente”, “Lac trentino Alto Adige/Sudtirol”, “Lida - Lega Italiana dei diritti dell’animale”, “OIPA - Organizzazione Internazionale Protezione Animali” e “Salviamo gli Orsi della Luna”, insieme, si rivolgono ad un avvocato e fanno ricorso al Tar di Trento contro l’illegittima ordinanza del Presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, che disponeva l’abbattimento di Kj2. Le stesse associazioni presentano anche denuncia penale, mentre “Gaia Animali e Ambiente” ha fatto una interrogazione parlamentare consegnata a tutti gli schieramenti politici, Centro destra, Centro sinistra e Movimento 5 Stelle.

Meyer chiude il suo intervento dicendo che forse è arrivato il momento che l’uomo lasci il giusto spazio all’habitat e agli animali, ricordando le sagge parole di un grande capo indiano che alla fine dell’ottocento vedendo gli occidentali sterminare i bisonti, disse: L’uomo e la natura sono una cosa sola, se muore la natura muore anche l’uomo”.

Amedeo Postiglione, Giudice e Presidente onorario della Corte di Cassazione si occupa principalmente di Diritto Ambientale ed è autore di diversi testi in materia. Il Giudice nel suo intervento ricorda una sentenza degli anni 80, la prima che riconobbe agli animali soggettività giuridica identificando in loro la capacità di provare dolore e sofferenza, e ricostruisce le tappe della giurisprudenza in loro difesa.

Alessandro Piacenza, Vice Coordinatore Nazionale Guardie Zoofile Oipa Italia Onlus, illustra il piano PACOBACE
Alessandro Piacenza, Vice Coordinatore Nazionale Guardie Zoofile Oipa Italia Onlus, illustra il piano PACOBACE

Descrive il quadro giuridico globale su tre livelli integrati, quello internazionale, quello comunitario e quello nazionale.

Negli anni '70 a livello internazionale la giurisprudenza inizia a regolamentare il commercio, il traffico più immediato e pericoloso, varando la Convenzione CITES che tratta delle specie potenzialmente minacciate e prevede una regolamentazione stretta nelle autorizzazioni in entrata e in uscita. La CITES non si ferma a semplici raccomandazioni, ma impone l’obbligo di applicare sanzioni penali ed in ultima istanza anche la confisca.

A livello comunitario, nel 1982 è entrata in vigore la Convenzione di Berna del Consiglio d’Europa o “Convenzione per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa”. Elaborata nel 1979, diventa esecutiva il 1° giugno del 1982 e viene recepita in Italia con la legge n.503 del 5 agosto 1981. In base ad essa l’orso è indicato come specie particolarmente protetta. Ancora in ambito internazionale il giudice ricorda la Convenzione sulla biodiversità varata nel 1992 a Rio de Janeiro, dove viene concordata una strategia globale di “sviluppo sostenibile” per soddisfare le esigenze del mondo contemporaneo e quelle delle future generazioni.

Sempre nel 1992, la Commissione Europea approva la “Direttiva Habitat” con lo scopo di salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat e della fauna selvatica. Sottolinea il Giudice che le norme comunitarie e la giurisdizione internazionale sono al di sopra delle leggi nazionali che risultano a loro subordinate.

A livello nazionale sono state promulgate la legge 157 del 1992 che regolamenta la caccia e considera la fauna selvatica patrimonio indisponibile dello Stato, la legge 357 del 1997 in recepimento della “Direttiva Habitat” 92/43/CEE.

Particolarmente importante è l’articolo 544 bis del Codice Penale definito “dei delitti contro il sentimento per gli animali”, dove viene sancito come reato penale l’uccisione di animali: “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da 4 mesi a 2 anni”.

Rispetto al caso dell'orsa Kj2, il Giudice dichiara che le autorità che hanno disposto l'ordinanza di uccisione dell'animale sono tenute a dimostrarne la necessità inderogabile alla luce dei tre livelli legislativi: internazionale, comunitario e nazionale. E rispetto al discutibile operato della Provincia autonoma di Trento, il Ministero dell’Ambiente non si può sfilare, perché la comunità internazionale dialoga direttamente con gli Stati e non glielo consente.

Il Giudice conclude evidenziando che le norme vanno applicate con imparzialità e se mancano devono essere create.

Alessandro Piacenza, tra l'altro, approfondisce le caratteristiche del PACOBACE, Piano d'azione interregionale per la conservazione dell'orso bruno nelle Alpi Centro-Orientali, risalente agli anni 90, quando per recuperare la presenza dell'orso bruno nelle Alpi fu realizzata dal Parco Naturale Adamello Brenta in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento e l'ISPRA (allora INFS), una reintroduzione co-finanziata dall'Unione Europea. Il PACOBACE è un documento che contiene indicazioni dettagliate circa le misure da adottare per prevenire e risarcire i danni causati dagli orsi, le più opportune misure di intervento sugli esemplari problematici, le campagne di informazione e di comunicazione, la formazione del personale ed il monitoraggio della popolazione.

Il pubblico presente al dibattito
Il pubblico presente al dibattito

Davide Celli, analizzando i casi di Daniza e di Kj2 sottolinea che gli orsi fanno parte della fauna indisponibile dello Stato e perciò se vi è la necessità di ucciderne uno, bisogna preventivamente chiedere l'autorizzazione al Ministro dell'Ambiente. Ma come abbiamo visto tutti, in Trentino si può abbattere un orso senza problemi anche quando è palesemente provocato dagli uomini, nonostante nel PACOBACE sia previsto il suo diritto a difendersi.

Nel suo intervento Davide Celli affronta l'aspetto della disinformazione mediatica in atto in questa provincia sul problema degli orsi, campagna già iniziata dal 2010, dove i giornali purtroppo riportano notizie falsate, ad esempio scrivendo che gli orsi sono troppi, o che il progetto è sfuggito di mano. Ma se controlliamo le fonti ufficiali, nel rapporto orsi è scritto che nel 2013 gli individui presenti in Trentino sono 40, nel 2014 sono 41, nel 2015 ancora 41 e nel 2016 sono 38, dimostrando che la presenza di questi animali è stabile. Inoltre è emerso da alcuni studi che gli orsi, per poter sopravvivere come specie nei boschi del Trentino, dovrebbero essere almeno dai 40 ai 60 individui. Dati alla mano dunque, si può affermare che al momento gli orsi non sono affatto troppi, anzi rischiano di andare incontro ad una probabile estinzione.

Conclude il dibattito Daniele Diaco che ringrazia il pubblico presente e gli intervenuti, sottolineando che il senso di questo incontro è sicuramente un simbolico messaggio di amore nei confronti degli animali.

 

Al termine del dibattito abbiamo intervistato Edgar Meyer.

 

Le associazioni hanno fatto ricorso al Tar contro l'ordinanza di uccisione di Kj2 emanata dalla Provincia di Trento, adesso cosa succederà?

Adesso bisognerà vedere come va il ricorso al Tar, nel frattempo è già una bella notizia che cinque associazioni hanno creato un coordinamento “Life Ursus”, unendosi e non dividendosi, e insieme andranno avanti anche se si dovesse perdere il ricorso al Tar, difatti in questo caso tutte le associazioni sono determinate a fare ricorso al Consiglio di Stato nonostante l'importante esborso economico. Inoltre per l'uccisione di Kj2 le associazioni hanno presentato anche una denuncia penale. Infine Gaia Animali e Ambiente ha fatto una interrogazione parlamentare tripartisan per sollevare il problema dei cuccioli rimasti soli e appurare se la Provincia autonoma di Trento sta monitorando la loro presenza e li sta supportando, in quanto i piccoli hanno un grande valore naturalistico ed economico visto il Progetto europeo di cui beneficia la Provincia autonoma di Trento.

 

Mentre la morte di Daniza è stata causata da una eccessiva dose di anestetico, per quanto riguarda Kj2, il dibattito ha ampiamente dimostrato che la sua uccisione è stata illegittima, prima di intervenire andava monitorata la situazione. Sembra che ci sia accanimento nei confronti di questi animali.

È lecito pensarlo. Nel caso di Daniza, diciamo che è stato un errore di dosaggio del narcotico. Ma nel caso di Kj2 presumibilmente c'era una forte volontà di abbattimento, come si può evincere dai rapporti dove non si parla di farmaco narcotizzante, non si parla di una gabbia per catturare l'animale, non era presente un veterinario, ma si parla soltanto di armi e di munizioni per la sua uccisione. Con il ricorso le associazioni hanno principalmente contestato la disposizione della captivazione e dell'abbattimento dell'animale, prevista nell'ordinanza frettolosamente eseguita, basata sulla sola testimonianza della persona “aggredita”, la quale ha dichiarato di non aver visto i cuccioli. In base al meccanismo tecnico del PACOBACE è ammesso il ricorso all'abbattimento o alla captivazione soltanto in caso di attacco immotivato. Ovviamente se si fosse fatta una indagine più approfondita si sarebbe appurato che non era il caso di Kj2, che presumibilmente era spaventata per l'incolumità dei suoi cuccioli che erano insieme a lei. Quindi secondo il parere delle associazioni l’ordinanza oltre che fatta frettolosamente è anche sbagliata.

 

Davide Celli Presidente “Legio Ursa” ed esperto in comunicazione
Davide Celli Presidente “Legio Ursa” ed esperto in comunicazione

Ha fatto scalpore quando nei giorni successivi si è saputo che la persona “aggredita” aveva per primo attaccato l’orsa, è ovvio che in un tale contesto l’orsa ha difeso se stessa ed i suoi cuccioli.

Appunto, il comportamento dell’orsa non è aberrante, ma normale, ecco perché la risposta delle istituzioni non avrebbe dovuto essere quella. L’orsa ha fatto quello che si chiama un falso attacco come tutte le mamme orsa se vedono un pericolo per i loro cuccioli. Un falso attacco che consiste nel correre incontro alla persona fino ad un metro di distanza ringhiando per spaventarlo. A quel punto quella persona, comprensibilmente e umanamente, ha però sbagliato prendendo l’orsa a bastonate, in conseguenza di ciò è partita la vera aggressione, peraltro minima, tanto che il malcapitato ha avuto una prognosi di pochi giorni.

 

Parliamo della situazione di Roma. Il Presidente della Commissione Ambiente Daniele Diaco ha pubblicamente comunicato che è stata firmata la nuova ordinanza per le botticelle.

È un’anticipazione perché la delibera è stata firmata proprio oggi ed è stato avviato il previsto iter amministrativo e burocratico del regolamento sulle botticelle, che dovrà essere approvato da ogni singolo Municipio, dal Segretariato Generale e dall’Assemblea Capitolina.

Altra notizia che comunico volentieri in anteprima, è noto che una delle opzioni della delibera è di confinare i botticellari che non faranno il passaggio a tassisti nelle ville, ed in particolare a villa Borghese dove grazie alla collaborazione dei massimi esperti di equidi, siamo riusciti a trovare dei percorsi adatti per i cavalli. Ovviamente siamo soddisfatti perché avevamo la preoccupazione di non trovare tracciati consoni per far muovere questi animali in tutta sicurezza.

 

Quindi da quando possiamo sperare di non vedere più i cavalli sui sampietrini di Roma, dalla prossima primavera?

A questo punto dipende meno dalla politica ma più dall’aspetto burocratico ed amministrativo, certamente però se non nella prossima primavera, almeno nella prossima estate riusciremo a levarli dal traffico cittadino.

 



30 dicembre 2017