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Approfondimenti sul sito dove esisteva il vecchio zoo di Torino e che a distanza di 30 anni rischia di ospitare nuovamente animali detenuti e di essere privatizzato privando i cittadini di un bene pubblico

 

Quello che oggi chiamiamo convenzionalmente parco Michelotti, o impropriamente parco dell’ex-Zoo, è una porzione di quel lungo percorso di “pubblico passeggio” (quasi 3 km.) che dal ponte Vittorio Emanuele di fronte alla chiesa della Gran Madre si protende fino al Meisino (Borgata Sassi); non a caso con Decreto Ministeriale fu a suo tempo apposta la tutela a salvaguardia non solo del paesaggio, ma anche di un grande bene pubblico per i cittadini tutti.

Parco Michelotti, Torino. Un’area verde di straordinaria bellezza, affacciata sul fiume Po, nel cuore della città
Parco Michelotti, Torino. Un’area verde di straordinaria bellezza, affacciata sul fiume Po, nel cuore della città

La collocazione improvvida di uno Zoo gestito da una ditta privata è stata solo un episodio (durato purtroppo 30 anni) di una storia che ormai rasenta i due secoli, e quindi non si può continuare a parlare del “parco dell’ex-Zoo”, del quale andrebbe cancellata semmai la triste eredità, che portò anche a saturare di strutture precarie questa porzione della sponda fluviale, strutture che le ultime amministrazioni non hanno avuto il coraggio di abbattere dopo la chiusura dello Zoo.

Salvaguardato nelle varie trasformazioni urbanistiche del ‘900, esso costituisce di fatto un lungo parco lineare in sponda destra Po, tra corso Casale e il fiume, contrassegnato da un doppio filare di platani (collocati verso il 1850) che si snodava lungo il Canale Michelotti, costruito nel 1816 in corrispondenza dell’attuale Diga, fino al quartiere della Madonna del Pilone ove alimentava diversi opifici, e poi fino al Meisino. Forse proprio il canale Michelotti contribuì a salvaguardare quel lungo tratto della sponda destra dall’urbanizzazione.

Nel tratto che ci interessa il doppio filare di platani sta tutto all’interno di quell’area che è stato proposto di dare in concessione, interrompendo così un percorso storico e di pubblico utilizzo. Il canale Michelotti fu poi interrato con i ruderi della demolizione della vecchia via Roma tra il 1931 ed il 1935, e nel tratto che ci interessa corrisponde al percorso compreso tra la recinzione del vecchio Zoo e le aree verdi con le due grandi fontane (ora disattivate) ai piedi di corso Casale; in proposito va sottolineata l’estrema faciloneria con cui se ne prevede la demolizione e la tombatura, senza neppure essersi posti il problema di una verifica e di un’autorizzazione da parte della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici, giacchè risalgono a prima della Seconda Guerra Mondiale.

Il parco Michelotti, tra la Gran Madre ed il ponte di corso Regina, fu intensamente fruito come area ricreativa pubblica  (prima e dopo la copertura del canale) fino a questo secondo dopoguerra, ospitando anche un teatro all’aperto (Teatro Fiandra), in corrispondenza dell’edificio denominato poi Acquario-Rettilario, attivo fino agli anni ’50 allorché fu deciso di installare in quest’area, nella porzione verso il Po di circa 32.000 mq,. lo “Zoo di Torino”, proposto e gestito dalla Ditta Molinar. A seguito di un vasto movimento d’opinione, connesso anche con una nuova sensibilità nata a livello mondiale che portò a rivedere il “modello Zoo”, come luogo di prigionia per specie esotiche in condizioni assolutamente inadatte, nel 1987 il Consiglio Comunale revocò la concessione alla Ditta Molinar e rientrò in possesso dell’area, con un interregno di qualche anno date le difficoltà di ricollocazione di alcuni esemplari (come la Tigre) ormai vecchi e malati, mantenendo pure una figura di custode del vecchio Zoo per gestire la transizione.

Nel frattempo veniva da più parti e con varie proposte progettuali ribadita la necessità di riaprire all’uso pubblico tutto il parco Michelotti, cancellando l’immagine negativa e le vestigia funeste del vecchio Zoo.

Dopo molte attese e studi profusi su quest’area, una delle priorità del nuovo Piano Regolatore, adottato nel 1993 e approvato in via definitiva nel 1995, stava proprio nel recupero della piena percorribilità pubblica delle sponde del Po, recepite dal Progetto Torino Città d’Acque, approvato alla fine del 1993, che indicava il parco Michelotti come ambito 5, avendo come principale obiettivo la sua riapertura all’uso pubblico.

Nel 1995 (assessore Vernetti, prima Giunta Castellani), si svolsero i lavori di pulizia e riqualificazione del parco, con un intervento di manutenzione straordinaria comprendente anche la messa a norma di impianti idrici, elettrici e fognari. Nei primi mesi del 1995 pervenne anche alla Città la proposta (patrocinata addirittura dal WWF) da parte di alcuni operatori per collocare nell’area dell’ex-Zoo un Bioparco, o Zoo Virtuale, trasformandolo in un un’area didattica ed espositiva con collocazione di numerose strutture simili a quelle oggi proposte da Zoom (ma senza animali vivi), richiedendolo in concessione alla Città, e prospettandone le alte ricadute turistiche con grandi flussi centinaia di migliaia di visitatori.

Il teatro all’aperto (Teatro Fiandra) che nel dopoguerra era ospitato nel Parco Michelotti, in una foto d’epoca
Il teatro all’aperto (Teatro Fiandra) che nel dopoguerra era ospitato nel Parco Michelotti, in una foto d’epoca

Dopo le discussioni in Consiglio Comunale, le criticità evidenziate dalla Circoscrizione 8 (soprattutto sul traffico), dai cittadini residenti e dalle associazioni ambientaliste, la proposta non fu accolta soprattutto per la sua insostenibilità ambientale, mantenendo percontro la promesse di una pronta riapertura del parco all’uso pubblico, che avvenne all’inizio del 1996, con un parziale riutilizzo anche dell’edificio Acquario-Rettilario dell’arch. Venturello, classificato come bene di “rilevante valore documentario” nel censimento effettuato negli anni Ottanta dal Dipartimento Casa-Città della Facoltà di Architettura, anche se non formalmente tutelato.

Dopo la riapertura al pubblico la Città visse un periodo di notevoli incertezza circa la gestione del parco, data la sua complessità dovuta anche alla permanenza delle strutture del vecchio Zoo ancora in gran parte non demolite. Per alcuni anni il parco ospitò in una vasta porzione la Mostra Experimenta, iniziativa della Regione Piemonte prima collocata a Villa Gualino e poi ricollocata con diverse autorizzazioni temporanee al Parco Michelotti, rivolta alla divulgazione scientifica e attività di apprendimento, interamente a carattere pubblico.

Furono ospitate anche diverse iniziative espositive di carattere temporaneo, come la Mostra “I Dinosauri”, la Mostra “Torino Città d’Acque”, mostre fotografiche; ma nel frattempo tutta la porzione Sud del Parco, fino all’altezza della Diga, venne attrezzata per collocarvi il Parco Giò, area giochi bimbi che riutilizzava anche alcune strutture del vecchio Zoo, con bandi annuali per la gestione dell’area e la sua manutenzione su incarico dell’Amministrazione.

Nel permanere delle incertezze complessive sul futuro dell’area, sempre con autorizzazioni temporanee, venne data in concessione di breve periodo all’Associazione AICS la porzione Nord (corrispondente a quella denominata “L’Ippopotamo”) per organizzarvi iniziative ricreative e musicali che ponevano non pochi problemi al quartiere per rumorosità e parcheggi abusivi; nel 2011 fu rilasciata addirittura, malgrado le proteste, una concessione decennale alla stessa associazione.

Nel 2003 perveniva poi alla Città la proposta dell’Associazione Teatro Europa (che utilizzava il Teatro Juvarra, e all’epoca sotto sfratto) per avere una concessione per il riutilizzo dell’edificio Acquario-Rettilario. La Città scoprì allora che detto edificio di fatto “non esisteva”, essendo tutta l’area individuata come Servizi e con la destinazione a verde (S.v). Diede avvio così ad una variante urbanistica (Art 17 comma 8 della L.U.R.) specifica al fine di individuare l’edificio con le sue pertinenze, compresa la vecchia casa del custode) per collocarvi “attrezzature di interesse comune”, pur sempre finalizzate all’utilizzo pubblico del parco inserendovi però anche attività teatrali. La Variante venne approvata nel 2005 dopo essere stata sottoposta al parere dell’Ente di Gestione delle Aree Protette del Parco del Po Torinese (il cui parere all’epoca era ancora obbligatorio), che assentì a detta variante a condizione che contestualmente la Città approvasse un progetto complessivo di riqualificazione del Parco Michelotti, mantenendone e consolidandone la destinazione a parco pubblico, conservando l’integrità dei filari alberati, recuperando gli affacci sul fiume.

Il vecchio zoo in una foto d’epoca
Il vecchio zoo in una foto d’epoca

Tuttavia, malgrado il rilascio di un Permesso di Costruire (che portò solo ad alcune parziali demolizioni nelle pertinenze dell’edificio), poi decaduto, il Teatro Juvarra non portò a compimento nessuno degli interventi proposti, e l’edificio tornò nella piena disponibilità della Città negli anni successivi, mentre la Commissione Locale per il Paesaggio bocciava nel 2012 alcune fantasiose ipotesi di recupero dell’edificio comportanti anche consistenti incrementi di volumetria. Da allora  la Città procedette a tentoni, attraverso affidamenti annuali per la gestione delle aree giochi e la manutenzione del parco, senza mai passare all’approvazione di un qualsivoglia progetto complessivo di riqualificazione unitaria del parco Michelotti, fintantoché non si affacciò sulla scena il soggetto costituito dal R.T.O. Zoom in Progress, nato da una costola di Zoom SpA e sostenuto da una cordata di investitori, che indirizzò alla Città la proposta poi attualmente aggiudicata, a seguito di una Delibera del Consiglio Comunale approvata nel gennaio 2015 su proposta formulata dalla Giunta 1l 28 novembre 2014,m seguita da una gara con un solo partecipante.

Va ribadito che la decisione di scegliere una procedura di “Concessione di Valorizzazione” veniva per la prima volta adottata dalla Città di Torino in modo del tutto anomalo, avendo per oggetto non un immobile qualsiasi, ma un intero parco pubblico, con la “concessione del bene a soggetti privati  al fine di una sua riqualificazione”, senza procedere con la Delibera a confermarne e ribadirne la piena fruibilità pubblica, fatto salvo il riutilizzo degli edifici esistenti (in pratica il solo Acquario-Rettilario, S.L.P. di ca. 2.000 mq.) che avrebbe potuto ospitare all’interno del bando attività ludiche, didattiche, ricreative e di ristorazione “al servizio de parco” come prevedono le norme vigenti del P.R.G. Per noi quindi questa procedura, oltre ed essere impropria e contestabile per il Michelotti, costituisce un pericolo precedente che potrebbe portare ad altre scelte di privatizzazione di parchi pubblici in nome della “valorizzazione”, ovvero “creazione di valore” da incamerare nel Bilancio della Città.

 

Emilio Soave, vice Presidente Pro Natura Torino

 

30 luglio 2017