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Il manifesto della campagna europea contro la sperimentazione animale promossa da ECEAE e LAV

 

11 marzo 2013: una data storica, che segna un primo significativo passo avanti verso una società più giusta ed egualitaria nei confronti delle altre specie che abitano la Terra. Dall'11 marzo 2013, infatti, in tutti paesi dell'Unione Europea sono fuorilegge tutte le sperimentazioni su animali nel campo dei cosmetici. Il decreto vieta inoltre la vendita di prodotti cosmetici finiti testati su animali e di cosmetici i cui ingredienti siano stati testati su animali.

Questo rappresenta il punto di arrivo di un processo iniziato già dieci anni fa, con la direttiva 2003/15/CE che stabiliva un piano d'azione in vari punti per arrivare gradualmente all'eliminazione della sperimentazione su animali nel processo di produzione dei prodotti cosmetici. Una pratica moralmente inaccettabile e, a detta di molti tra medici, scienziati e ricercatori, inutile quando non dannosa per la ricerca stessa. Su questo punto l'UE è categorica: “La sperimentazione animale va sostituita con metodi alternativi.” si legge nella sintesi dell'atto che “vieta la realizzazione di sperimentazioni animali all'interno dell'Unione” riguardo ai prodotti cosmetici e tutti i loro ingredienti.

La LAV (Lega AntiVivisezione) è sempre stata in prima linea in questa battaglia. L'impegno antivivisezionista ha portato la LAV a ottenere nel 1993, insieme alle maggiori associazioni animaliste europee, la prima direttiva di bando dei test su animali, su prodotto finito e ingredienti cosmetici, fissato al 1998. Il bando è stato più volte rimandato dal Governo comunitario ma finalmente, ora, possiamo festeggiare questa svolta storica: la totale esclusione dei test animali in campo cosmetico.

Si tratta di una svolta fondamentale in un settore, quello della sperimentazione animale e della vivisezione, che si trova in questo momento storico al centro di un acceso dibattito internazionale. Una presa di posizione dell'UE, che porta a diverse ripercussioni positive, garantendo di fatto una maggior protezione del consumatore finale, in quanto i test alternativi alla sperimentazione animale sono considerati più efficaci.

In tutto il mondo le manifestazioni contro la sperimentazione animale e la vivisezione sono sempre più numerose e partecipate

I metodi alternativi prevedono colture cellulari, come ad esempio l'epidermide umana, o l'utilizzo di software all'avanguardia per determinare gli effetti di un determinato composto sull'uomo. Tecniche che si perfezionano sempre più, con la possibilità concreta nel prossimo futuro di replicare interi organi in laboratorio; campi di ricerca che grazie alle nuove leggi CE diventeranno sempre più terreno d'investimento da parte dei produttori cosmetici.

L'effetto domino iniziato con questo provvedimento è potenzialmente rivoluzionario: non solo in Europa si realizzeranno e venderanno soltanto cosmetici cruelty-free, ma questo porterà anche gli Stati extra-comunitari a creare prodotti secondo questi principi, per poterli vendere sul mercato europeo, investendo sempre più nella ricerca concreta e sempre meno nella sperimentazione animale. Si spera che questo tipo di rivoluzione possa infine espandersi anche nel campo medico e farmaceutico, dove queste crudeli pratiche dal sapore medievale sono spacciate ancora oggi, nel 2013, per “progresso”, “ricerca scientifica” e “importanti e necessarie sperimentazioni”. Questa posizione è oggi sostenuta, purtroppo, da una buona parte della comunità scientifica: quella stessa comunità che, per intenderci, rideva dietro alle invenzioni di Tesla, o che dava del pazzo ad Einstein all'inizio della sua carriera, salvo poi essere smentita dai fatti.

Per contro vi è una crescente sensibilizzazione all'interno dell'opinione pubblica che, supportata anche da un folto numero di medici, scienziati e ricercatori, denuncia l'inutilità della sperimentazione animale e della vivisezione, sottolineando l'insostenibilità etica e la dannosità alla ricerca che queste pratiche comportano.

Esempio di sperimentazione alternativa: dalla cellula si crea una coltura cellulare, fino a ottenere un campione di tessuto epidermico, su cui viene effettuato il test

Risulta evidente che due organismi biologicamente diversi come lo sono due animali appartenenti a una specie diversa (ad esempio uomini e topi) reagiranno diversamente allo stesso trattamento farmaceutico, chirurgico o terapeutico in genere. A prova di questo c'è una lunga lista di farmaci che, dopo essere stati vastamente sperimentati su animali, si sono rivelati altamente nocivi per gli uomini. Tristemente celebre è l'eclatante caso del Talidomide: un farmaco venduto in tutto il mondo tra gli anni '50 e '60, sulla base di test effettuati sugli animali. Purtroppo la casistica mostrò che questo farmaco aveva un preoccupante effetto collaterale sugli umani, causando gravi malformazioni nei neonati (se ne contano circa 20 mila) le cui madri avevano assunto Talidomide durante la gestazione.

Ma la sperimentazione animale è dannosa anche in altri modi: ad esempio un farmaco può risultare nocivo se sperimentato su una specie animale, mentre può risultare una vera panacea per gli esseri umani. Ad esempio la penicillina è mortale per le cavie. Proprio alla penicillina e alla sua sperimentazione si legano due casi ignobili, che gettano luce sul concetto di “moralità” che pervade le istituzioni internazionali di ricerca medica e farmaceutica: stiamo parlando dell'esperimento di Tuskgee (Alabama) e della sperimentazione sulla sifilide in Guatemala.

Nel primo caso si tratta di uno studio di 40 anni (1932-1972) condotto su una popolazione di 600 persone circa, al fine di studiare la progressione della sifilide in assenza di cure. Nonostante si sapesse già dalla fine degli anni '40 che la malattia era facilmente curabile con la penicillina, queste persone non furono mai curate, né informate di averla contratta, impedendo loro di fatto l'accesso alle cure. Fu solo grazie ad una fuga di notizie che l'opinione pubblica venne a conoscenza dell'esperimento, che fu quindi rapidamente abbandonato a causa delle forti proteste.

L'esperimento del Guatemala si concluse invece in due anni ('46-'48), ma fu così inumano da portare gli USA (principali promotori dell'esperimento) a scusarsi ufficialmente con il Guatemala nel 2010. Durante l'esperimento, infatti, un vasto numero di uomini all'oscuro della sperimentazione (principalmente detenuti, pazienti psichiatrici e militari) furono volontariamente infettati con la sifilide. Si conta un minimo di 1500 persone, delle quali solo una piccola parte avrebbe ricevuto una cura completa. La situazione assume sfumature surreali se si pensa a quante persone, già malate di sifilide, venivano curate con metodi totalmente inefficaci: per testare la validità della penicillina i “ricercatori” hanno invece preferito infettare persone sane e ignare.

Va precisato che questi “esperimenti” non furono opera di qualche sparuto scienziato pazzo, ma sovvenzionati da Istituti Medici nazionali ed internazionali e messi in atto da membri di spicco della comunità medico-scientifica internazionale, come il dottor John Cutler. Persone che hanno ricoperto cariche di rilievo all'interno degli stessi organismi che oggi impongono la sperimentazione animale o che, nel minore dei casi, hanno ricoperto per anni prestigiose cattedre, insegnando a ignari studenti il loro perverso concetto di “ricerca”, “sperimentazione” e “moralità”. Sono quelli i concetti su cui si basa chi oggi difende la necessità della sperimentazione animale.

Una manifestazione del 1979 a Cambridge: gli studenti protestano contro gli esperimenti effettuati sugli animali in laboratorio

Bisogna ricordare inoltre che la sperimentazione animale risucchia una quantità ingente di fondi e finanziamenti, sviandoli da ricerche più avanzate e fruttuose, rallentando di fatto il progresso scientifico.

Persino le industrie farmaceutiche riconoscono l'infruttuosità di questo tipo di ricerca, come recentemente espresso da R.T.C. (Research Toxicology Centre - centro di tossicologia facente parte di un importante gruppo farmaceutico italiano), il quale auspica “che vengano individuati dalle autorità preposte test sostitutivi dell’obbligo di sperimentazione animale. R.T.C. sarebbe la prima ad adottarli. Attualmente, purtroppo, ciò non è però consentito. Pertanto, solleviamo con forza la necessità di una presa di coscienza determinata e univoca che indichi quale futuro avrà la ricerca in Italia."

Insomma, l'entrata in vigore del decreto che vieta nei paesi membri dell'Unione Europea la sperimentazione animale e la vendita di prodotti testati su animali, seppur limitato al settore cosmetico, rappresenta il segno di un cambiamento in atto a livello globale.

Con buona pace degli accademici conservatori, vivisezione e sperimentazione animale sono destinate a sparire: non hanno futuro nel mondo del nuovo millennio e l'Unione Europea si è meritoriamente resa partecipe e promotrice di questa evoluzione della società umana.

Forse ci vorranno ancora un paio di decenni, ma alla fine l'umanità potrà lasciarsi alle spalle queste ignobili e arcaiche pratiche. Per testare un farmaco si useranno computer e analisi genetiche dei pazienti, senza torture e con risultati scientifici. Allora l'uomo si guarderà indietro, sgomento di fronte alla barbarie e alla stupidità del passato, sapendo che il nuovo mondo è cominciato l'11 marzo 2013.

 

03 Aprile 2013