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Il libro “Oltre il filo spinato di Green Hill” di Felicetti e Kuan presentato al Circolo dei Lettori di Torino

Il nuovo libro di Gianluca Felicetti e Michela Kuan spiega dettagliatamente l’assurdità della vivisezione, una pratica anacronistica che oltre a torturate e uccidere gratuitamente migliaia di creature senzienti mette a rischio la nostra salute

 

Giovedì 22 gennaio 2015 è stato presentato a Torino, presso il Circolo dei Lettori, il saggio dal titolo: “Oltre il filo spinato di Green Hill. La vivisezione esiste ancora. Come e perché superarla”.

Un libro rivolto a tutti coloro che si pongono il problema, sia dal punto di vista etico che dal punto di vista della validità scientifica della sperimentazione sugli animali. Un tema scottante sullo sfruttamento dei più deboli ma anche sulla gestione della nostra salute e sull’impiego trasparente dei fondi per la ricerca.

Gli autori del libro, Gianluca Felicetti, presidente nazionale LAV e Michela Kuan, biologa ricercatrice e responsabile del settore vivisezione della LAV, rappresentano entrambi un’autorevole voce in capitolo sia dal punto di vista legislativo che scientifico nella battaglia contro l’orrore della vivisezione che si sta perpetrando in questo secolo. Una pratica anacronistica, non scientifica e che necessita di sostituzione al più presto con metodi alternativi e più moderni sia nella metodica che nella la gestione della ricerca per la nostra salute e nel rispetto della vita di qualsiasi creatura che coabita con noi su questo pianeta.

Nel libro viene spiegato cosa è successo in questi ultimi anni nella battaglia contro la vivisezione, e vengono riportati i dati, i dibattiti, gli ambiti applicativi relativi alla ricerca di base, alla farmacologia, alla chimica e alla didattica. Citati i casi di cronaca più significativi, l’uso delle cavie umane, nonché la conoscenza dei metodi di ricerca sostitutivi alla vivisezione. Raccontato il caso Green Hill con la liberazione dei 3000 beagle, considerata una vicenda senza precedenti al mondo per così tanti animali “da laboratorio” e anche le direttive europee in materia, e la nuova legge in vigore in Italia da pochi mesi.

Gli autori lo considerano un vero e proprio manuale per informare chi non sa e dare dati utili a chi già combatte la vivisezione.

Una serata importante quella di giovedì, esattamente alla vigilia della sentenza definitiva dell tribunale di Brescia e proprio sul caso scandalo di Green Hill, che viene a rappresentare un emblema dei soprusi della sperimentazione sugli animali.

Ma ecco la parola direttamente ai due autori del libro.

 

 Gianluca Felicetti, che cosa rappresenta questo libro e qual è la vera realtà della sperimentazione animale?

Abbiamo voluto scrivere questo libro-documento a quattro mani, io e Michela Kuan, per testimoniare che, oltre a Green Hill, c’è la triste e dura realtà di migliaia di animali che ogni giorno continuano ad andare alla vivisezione. Green Hill è un fatto storico importantissimo, al di là di come andrà il processo in corso a Brescia. Oltre ad aver salvato la vita a quasi 3000 beagle, che quindi non sono andati alla vivisezione, testimonia la chiusura di un allevamento che per legge non potrà riaprire, grazie all’ottenimento di un criterio restrittivo nella normativa italiana.

Quindi è importante conoscere quella che è stata la storia della chiusura di questo allevamento, le battaglie che per anni gli attivisti hanno portato avanti, quello che hanno fatto il comune stesso di Montichiari contro Green Hill, i coordinamenti, i cittadini, le associazioni … ma anche che siamo riusciti ad ottenere un primo importante risultato ma non abbiamo vinto ancora la guerra contro una ricerca cruenta che fa male agli animali sicuramente ma fa male anche alla nostra salute e non dà alcun risultato utile.

Marco Francone, presidente della Consulta animalista della Città di Torino, introduce la presentazione. Al tavolo: gli autori Gianluca Felicetti, presidente LAV, e Michela Kuan, biologa ricercatrice e responsabile del settore vivisezione della LAV. Moderatore dell’incontro: Maurizio Trombotto, presidente dell Commissione Ambiente della Città di Torino

Quindi fotografiamo in questo libro la realtà della vivisezione: la vivisezione esiste ancora, esiste ancora la possibilità di sperimentare senza anestesia per legge e questo dato tra l’altro è in preoccupante aumento secondo i dati ufficiali non della LAV ma dello stesso Ministero della Salute. Soprattutto l’Italia non sta perseguendo la strada dei test sostitutivi alla vivisezione. Stiamo perdendo dei treni importanti della ricerca a livello internazionale, dove paesi che pure ancora compiono sperimentazione sugli animali, come la Francia, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, stanno però investendo sulla scelta sostitutiva. Quello dei cosmetici costituisce un bell’esempio di com’è possibile, oltre che doveroso, cambiare in tema di test sugli animali: i cosmetici sono stati una battaglia ultraventennale, che tra l’altro abbiamo condotto in prima fila come LAV, e rappresenta un esempio pratico recentissimo, perché l’ultima pagina si è chiusa solo nel marzo 2013, quindi appena due anni fa, dove la ricerca si è dovuta riconvertire per forza, perché l’ha voluta l’opinione pubblica e l’ha voluta il legislatore.

Con questo libro tracciamo anche le nostre proposte su com’è possibile superare la vivisezione e anche tutto il retroscena della vivisezione che le battaglie, seppur vincenti di questi anni, ancora non sono riuscite a scalfire. Il libro ha un obiettivo: quello di far conoscere una realtà che ancora resiste e viene anche negata da parte di chi è agente della sperimentazione o è a favore della sperimentazione. La vivisezione è vietata, ci dice da qualche anno una litania un po’ stanca... ma questo non è vero. Basta vedere quelle che sono le normative in vigore.

Al di là di questo, il libro dà maggiori informazioni e forza a chi è già convinto dell’inutilità e dell’assurdità della sperimentazione sugli animali, però può avvicinare, e questo è il nostro obiettivo, anche tante altre persone. Pensiamo ad esempio a tutti quelli che si sono incuriositi, si sono avvicinati al tema grazie alla battaglia contro Green Hill, hanno parteggiato per i beagle e si sono commossi all’immagine dei beagle viste in televisione, che però poi non hanno fatto un passo in più, cioè quello di poter diventare davvero a favore degli animali sostenendo una ricerca sana e incruenta attraverso, appunto, il NO alla vivisezione.

 

Michela Kuan, qual è la sua esperienza diretta sulla sperimentazione animale, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto scientifico, e il futuro della nostra salute grazie ai metodi di ricerca alternativi alla vivisezione?

Questo libro nasce proprio con questo scopo. Per molte persone l’approccio alla sperimentazione animale o vivisezione (perché i due termini sono sinonimi) ha soprattutto motivazioni etiche. Queste sono giustissime, assolutamente, però non bisogna dimenticare che a lato delle motivazioni etiche, che riguardano sia gli animali che gli uomini, esistono le motivazioni scientifiche che sono altrettanto importanti. Spesso purtroppo nel nostro paese, i media non passano questo tipo d’informazione, anzi.

Un momento dell’intervento di Michela Kuan

Chiunque di noi, tutti i giorni, aprendo il giornale legge di studi miracolosi su topi, ratti, scimmie per l’HIV, il cancro, l’Alzheimer, ecc… ma non viene data l’altra informazione, l’altra faccia della medaglia, cioè la percentuale di fallimento di questi esperimenti e la giusta conoscenza sui metodi alternativi o sostitutivi che sono quelli più innovativi. Quindi c‘è proprio un gap culturale, che purtroppo non riguarda soltanto l’opinione pubblica, che passivamente accetta la sperimentazione animale come un male necessario, ma soprattutto i ricercatori e questo è un danno per il futuro del nostro paese. È importante fare formazione a livello universitario, perché i ricercatori e gli studenti conoscano le tecniche più innovative, che non hanno nulla a che vedere con l’etica sull’animale, ma con le potenzialità di sviluppo e di concorrenza del nostro paese verso gli altri paesi europei e non europei. L’indice di fallimento dei test attuati con sperimentazione animale che superi il 90%, in un modello statistico non è una percentuale accettabile. Evidentemente questo modello non va bene, non è mai stato validato scientificamente, è stato diffuso per prassi alla fine dell’800 ma nel 2015 la scienza deve completamente cambiare. Questa non è solo un’opinione degli animalisti, a cui sta a cuore il benessere e la tutela degli esseri senzienti. È vero che non stiamo parlando di oggetti, come l’industria vorrebbe far passare come concetto: qui stiamo parlando di esseri che sono in grado di soffrire e questa è una cosa molto importante, ribadita dalla legge, sia dal decreto legislativo italiano che dalla direttiva europea che vedono come totalmente prioritari i metodi alternativi. Allora è inutile che nel nostro paese continuino a scendere in piazza persone che hanno anche un nome nella scienza e nella medicina per difendere il modello animale perché questo è quantomeno anacronistico. Questo non è tutelare la salute umana, questo è ancorare i malati a una cura che non troveremo mai e quindi nel libro, oltretutto, ci sono testimonianze di malati e anche di ricercatori malati, purtroppo, che chiedono una ricerca diversa sia per gli animali ma soprattutto per loro stessi, perché sono stanchi di aspettare dei fondi e delle ricerche che cadono puntualmente nel nulla.

 

Gianluca Felicetti intervistato per Shan Newspaper da Miriam Madau

C’è da aggiungere che a dare visibilità e giustizia alle brutture e crudeltà della sperimentazione sugli animali, animali vivi, e a condannare tali metodi “fuori legge” è stata proprio la legge. Infatti venerdì 23 gennaio 2015, il giorno seguente all’evento in questione, il Tribunale di Brescia ha sentenziato la condanna imputata al veterinario responsabile, al direttore, al co-gestore di quello che è stato definito il lager di Green Hill e, cosa importante, Green Hill non riaprirà, in base al decreto legislativo 26/2014, approvato alcuni mesi fa, che vieta l'allevamento di cani, gatti e primati destinati ad esperimenti.

In realtà i metodi alternativi alla sperimentazione sugli animali per la ricerca per la nostra salute e le cure di nostre numerose malattie esistono e sono già applicati e usati da numerosi paesi europei. Sono alternative concrete, su cui si sta procedendo, come metodi in vitro costituiti da colture di cellule o di tessuti della nostra specie, analisi chimiche e cliniche su materiale biologico derivante da scarti di interventi chirurgici o liquidi organici. Analisi genetiche su materiale biologico umano, studi epidemiologici, ma soprattutto bioinformatica, l’uso plastici e simulatori, di chip al DNA, di organi bioartificiali e di microcircuiti cellulari.

Felicetti e Kuan hanno ribadito che quello di cui necessitiamo in Italia è la circolazione dei dati giusti e dei fondi adeguati perché, tra l’altro, i metodi alternativi sono persino, a conti fatti, meno dispendiosi dell’antiquata sperimentazione su modelli animali decisamente troppo diversi dal modello umano.

Di fatto, questo della vivisezione è davvero un argomento eticamente e scientificamente scottante, che esige una giusta informazione al pubblico sulle varie sfaccettature del “non-senso” della sperimentazione sugli animali per l’ottenimento della nostra salute. Con la sentenza di venerdì su Green Hill un primo round è concluso, ma ancora molto resta da fare, perlomeno qui a casa nostra, e in fretta, perché, come riporta la postfazione del libro in questione: la vivisezione va semplicemente abbandonata. Punto.

 

Miriam Madau, medico omeopata, è membro del Gruppo Ricerca Medica di SOS Gaia e membro della LIMAV (Lega Italiana Medici AntiVivisezione)

www.sos-gaia.org

26 gennaio 2015