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Nella giornata di sabato 28 aprile a Montichiari (Brescia) centinaia di persone da tutta l’Italia hanno sfilato pacificamente per protestare contro l’azienda Green Hill che alleva i cani Beagles per la vivisezione

Per la stragrande maggioranza degli italiani non è più sopportabile che i Beagles, per via del loro carattere mite, vengano usati per la vivisezione

 

We are the 86%. Siamo l’86%. Questo era il messaggio presente ovunque al corteo per la lotta contro Green Hill a Montichiari (BS), perché la statistica conferma che la stragrande maggioranza di italiani è contro la vivisezione sugli animali.

La manifestazione ha unito centinaia di cittadini da ogni parte d'Italia per cercare di porre uno stop alle attività dell'azienda allevatrice di cani gestita dalla statunitense Marshall Farms, che ogni mese alleva circa 250 beagles destinati alla distribuzione presso aziende e laboratori di tutto il mondo per la vivisezione.

I pullman e le auto sono arrivati colmi di manifestanti alla località bresciana, tutti uniti dalla voglia di manifestare il dissenso generale contro il maltrattamento degli animali. Le strade del paese si sono animate, prima con lo "spettacolo" di apertura omaggiato da parte di decine di bikers che hanno fatto urlare i loro chopper in sintonia, a simboleggiare un grido di protesta, e poi dal corteo colorito che ha sfilato numeroso per il paese e le vie di accesso principali.

Anziani, bambini, donne, uomini e cani, tutti a marciare per far sentire la voce della collettività, in quanto, finora, gli organi della magistratura italiana sembrano essere sordi dinanzi alla richiesta di chiudere questo dog-lager.

Lo slogan del corteo pacifico

Il corteo ha circondato Green Hill e con pacatezza ha espresso il suo dissenso tramite slogan, quali: "Green Hill deve chiudere", "Liberate i cani" e "Vergogna".

Si conferma la liberazione di una trentina di Beagles, tra cui un’adulta gravida, dall'allevamento da parte di alcuni manifestanti. Una azione che ha avuto come conseguenza 12 arresti, ma forse a seguito delle varie azioni di sostegno da parte di avvocati e personaggi pubblici, tra cui anche Brigitte Bardot, sono stati liberati.

Uno dei Beagles liberati da alcuni attivisti

Proprio per questo, il blitz nei confini di Green Hill ha rappresentato un forte segnale di volersi opporre ai soprusi e alle crudeltà che vengono inflitte ai nostri fratelli di altre specie. Un segnale ancora più forte perché lanciato da persone “normali”, che hanno deciso di dire basta a questi soprusi verso chi non ha voce per ribellarsi.

Ricordiamoci che al centro delle manifestazioni sono loro, gli animali, che non hanno parola di sorta nel loro destino. Ogni anno un numero spaventoso di animali è destinato a finire tra le grinfie della sperimentazione, per non parlare dei mercati di consumo alimentare e di maltrattamento in generale. Si tratta di una questione etica, di dignità per coloro che abitano questo pianeta insieme all’uomo, e da parecchio tempo l’Italia e l’Europa ne stanno prendendo coscienza, anche grazie al lavoro instancabile di numerose associazioni animaliste, tra cui SOS Gaia, presente al corteo pacifico di protesta, che pongono la sensibilizzazione come obiettivo primario. Amore per la vita in generale, al di là della specie di appartenenza, poiché siamo tutti figli di Madre Terra.

Decine di bikers hanno aperto il corteo

Sono ormai alcuni anni che in tutta Italia vengono raccolte moltissime firme contro la vivisezione, quale pratica obsoleta e anti-scientifica, ma difesa con forza da una minoranza per motivi esclusivamente di guadagno. Gli italiani hanno più volte espresso il loro dissenso per la vivisezione e per la presenza di luoghi di tortura e sofferenza come Green Hill o Harlan. Ma, a differenza di Paesi come l’India, in cui la sperimentazione animale si è recentemente quasi annullata, nel nostro Paese le autorità hanno sempre risposto con un silenzio assordante, venendo meno alla richiesta dei cittadini che dovrebbero rappresentare, e disattendendo le speranze di chi lavora per un paese più civile e rispettoso della vita in ogni sua forma.

Chiudere Green Hill non risolverà di certo il problema in sé, ma serve come testimonianza di un'umanità che poco per volta cerca di svincolarsi dal dominio produttivo che sottrae la vitalità del nostro pianeta e delle sue creature.

Intanto, l’appello del popolo ai senatori per un legge che abolisca la vivisezione in Italia continua.

 

02 Maggio 2012