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Com’è difficile la strada ecologica!

Il re e la regina dei Paesi Bassi visitano un allevamento a Gouderak (Foto Getty)
Il re e la regina dei Paesi Bassi visitano un allevamento a Gouderak (Foto Getty)

È stata commentata positivamente dagli ambientalisti la decisione dell’Olanda di ridurre del trenta per cento il numero degli animali attualmente allevati, cento milioni di bovini, suini, polli e galline, per diminuire l’impatto di azoto e ammoniaca che emanano dalle loro feci.
Anzi qualcuno aveva obiettato che la data prevista del 2030 come termine del processo di riduzione delle emissioni fosse troppo lontana nel tempo.
Detto per inciso che la situazione dell’Olanda è assolutamente paragonabile alla pianura padana come concentrazione di animali allevati su di una superficie limitata, si deve altresì lodare la scelta del primo ministro olandese che ha iniziato a promuovere l’allontanamento del trenta per cento degli animali.
Certamente la “riduzione” fa rima con macellazione ma, purtroppo, il destino degli animali allevati è inevitabilmente la morte dal momento che le loro nascite sono finalizzate a tale fine e la riduzione del numero significa in ultima analisi un minor numero di animali costretti a soffrire in strutture che li penalizzano fortemente e impediscono la soddisfazione di minimi bisogni etologici.
Però si sta verificando quanto era prevedibile: la rivolta degli allevatori che fanno leva anche su parole d’ordine ben conosciute, quali il rischio di diventare dipendenti da altri paesi per soddisfare le richieste dei consumatori locali.
La protesta, che non si placa neppure nonostante uno stanziamento di 25 miliardi di euro per compensare le perdite, indica il problema fondamentale della zootecnia, il suo collegamento strettissimo con il sistema della trasformazione e del consumo.
Ben presto infatti, agli allevatori si affiancheranno icittadini-consumatori che paventeranno l’aumento dei prezzi per la mancanza dei prodotti di origine animale.
Perché è vero che gli animali nascono nelle stalle e finiscono sulle tavole.
La strada del governo olandese è meritoria perché si basa su di un pensiero logico: se gli allevamenti sono causa dell’inquinamento la strada migliore è la riduzione del numero. Pragmatico ed efficace.
Una stessa proposta in Italia avrebbe il risultato di provocare grande sdegno, la dichiarazione di attacco alla tipicità nostrana e la contro proposta di trovare metodi alternativi quali la riduzione dell’inquinamento prodotto dagli allevamenti. Come se fosse possibile, dovendosi chiedere perché non sia già stato fatto.
Però tutto il mondo è paese, anche in Olanda si sono avute grandi proteste, letame versato sulle autostrade, covoni incendiati.
Nel ribadire che da decenni gli ambientalisti chiedono il contenimento degli allevamenti e degli animali, si deve constatare che la meritoria azione olandese potrebbe aver avuto un errore, quello di avere intrapreso un’ottima iniziativa di tipo singolare senza cercare una decisione unitaria di tutta l’Unione europea. Probabilmente il premier olandese si è stancato delle ritrosie dei partner europei e ha voluto dare un segnale positivo.
Noi italiani dobbiamo guardare con preoccupazione a quanto accade al Nord non per paura di doverlo imitare, scelta che sarebbe senz’altro utilissima, ma perché sarebbe deleterio che le forze conservatrici e retrograde continuassero a non capire che il disastro ambientale che stiamo vivendo è anche colpa dei milioni di animali che alleviamo.
La vicenda olandese dimostra una volta di più come sia facile fare gli ambientalisti a parole mentre è molto più difficile (impossibile?) assumere decisioni serie e valide per la tutela dell’ambiente.

 

Enrico Moriconi, Medico Veterinario, già Garante dei diritti degli animali della Regione Piemonte


11 agosto 2022