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L’assurda morte di un piccolo cinghiale caduto in acqua

Il cucciolo di cinghiale caduto in acqua ha tentato disperatamente di salvarsi. Di lì a poco sarebbe stato ucciso con un colpo di fucile da una veterinaria dell’ASL TO4
Il cucciolo di cinghiale caduto in acqua ha tentato disperatamente di salvarsi. Di lì a poco sarebbe stato ucciso con un colpo di fucile da una veterinaria dell’ASL TO4

Nel caldissimo 20 luglio 2022, un cinghialetto è caduto in un corso d’acqua presso Gassino Torinese. Mentre alcuni volontari animalisti cercavano di aiutarlo, un Medico veterinario dell’Asl TO4 ha optato per la sua uccisione.
La vicenda mi ha richiamato la memoria su un episodio che mi ha visto partecipe.
Servizio veterinario Asl TO 3, un sabato mattina di luglio, il 30 per la precisione,  in reperibilità di servizio come Veterinario pubblico mi chiamano gli operatori dell’allora Corpo Forestale dello stato perché nella vasca attigua alla centrale elettrica di Alpignano erano finiti due cinghiali quasi adulti. L’incidente non è inusuale perché gli animali accaldati si tuffano nel canale a monte e poi, se non riescono ad apporsi alla forza dell’acqua, sono trascinati dalla corrente fino alla vasca le cui sponde cementificate non permettono vie d’uscita. A detta dei Forestali uno, più sveglio, era riuscito a passare sotto le reti  poste in una parte della vasca e così era approdato a sponde da cui era risalito scappando nel bosco. L’altro non aveva trovato vie di fuga e si agitava nel bacino tutto circondato dal cemento.
L’intervento non è stato semplice ma i Forestali erano riusciti a catturare con una rete il cinghiale e a portarlo a riva ma si trattava di decidere come continuare.
La soluzione è stata di rimetterlo in libertà, però non si poteva fare nel luogo dove era arrivato. Dopo un piccolo conciliabolo decisionale, ho praticato una blanda sedazione, effettuata in verità con qualche timore viste le forti proteste dell’animale e quanta forza metteva per ribellarsi al contenimento; non si può certo negare che avesse le sue ragioni nel cercare, nonostante le reti che lo contenevano, di difendersi.
La forza del farmaco però aveva avuto il sopravvento e il cinghiale si era calmato tanto da essere liberato dalla rete e caricato in una cassa, che in verità era predisposta per gli erbivori, caprioli e simili. Il cinghiale non si lamentava certamente dell’insolita situazione visto lo stato di sedazione e le dimensioni non erano punitive.
La sedazione è stata sufficiente al contenimento e al suo trasferimento nella cassa dove sono state rimosse le reti che lo bloccavano ma non è durata nel tempo e il cinghiale ha potuto precipitarsi fuori dalla gabbia appena si è sollevata la porta attraverso la quale l’animale si è dileguato nel bosco.
In situazioni analoghe due cinghiali in difficoltà hanno avuto un trattamento diverso, sicuramente uno più favorito dell’altro.
Le soluzioni che riguardano gli animali dipendono sempre dalle decisioni umane.

Enrico Moriconi, medico veterinario, è Garante per i Diritti degli Animali della Regione Piemonte


22 luglio 2022